OFFSIDE
Perché Tadé adesso è uno di noi
L'atleta ticinese ha colpito nel segno con una intervista che non è passata inosservata
Pubblicato il 10.02.2022 11:17
di L.S.
Marco Tadé ha fatto qualcosa di grandioso. No, non ha ottenuto una medaglia nel freestyle a Pechino e per dire la verità, non ci è andato nemmeno tanto vicino.
Anzi, direi tutto il contrario. Ha deluso. Perlomeno se stesso.
Le sue dichiarazioni nel dopo-gara hanno colpito nel segno, hanno varcato i confini regionali e nazionali e hanno scosso la sensibilità di chi guarda allo sport al di là dei crudi risultati.
Marco, 27 anni, ha detto di aver “fatto schifo” e che la sua carriera “è stata costellata più da delusioni e negatività che da cose positive”.
Dichiarazioni che sono un pugno nello stomaco per chi le ascolta e gli vuole bene e come detto hanno fatto in un certo senso il giro del mondo.
Anche Radio Deejay, con i noti conduttori Linus e Nicola Savino, lo ha chiamato. Volevano approfondire il significato di quelle parole tanto distruttive, hanno provato a tirarlo su di morale.
Sono stati gentili, professionali e simpatici, come nel loro stile.
Volevano capire se quei pensieri fossero figli della delusione del momento o il risultato di un malessere che attanaglia l’atleta ticinese.
Ebbene, la seconda ipotesi.
Tadé è stato sincero, ha buttato fuori la sua frustrazione. Sono riflessioni che covava dentro da tempo e che forse aveva voglia di esternare. Per liberarsi di un peso, di un macigno che aveva sul cuore.
È stata una mazzata anche per chi lo ha ascoltato. Ha lasciato basiti.
Ascoltare quelle parole non può lasciare insensibili.
Ci siamo sentiti un po’ tutti Tadé in quel momento: ci siamo rivisti nella sua sincerità, nella sua voglia di eruttare il proprio sconforto.
Perché anche un atleta olimpionico, che non è ricco né famoso (ha confermato di aver ancora bisogno a livello economico dell’apporto dei genitori), può sentirsi insoddisfatto e deluso. Col morale sotto i tacchi.
La sua carriera non è ancora finita: ha infatti confessato che vuole andare ancora avanti almeno un anno.
Per vincere? Forse semplicemente perché gli piace, perché è la sua vita. E nonostante le frustrazioni, continua ad amarla. Sperando che un giorno tutto cambi. Almeno per un attimo, per provare quella felicità che si è immaginato.
La carriera di Marco è come la nostra vita: tra alti e bassi, siamo felici di vivere. Di esserci.
Ecco perché Tadé è uno di noi e da oggi lo seguiremo con un po’ più di affetto.
(foto Zocchetti)