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proibita ai Giochi Olimpici, dunque niente Ragusa sul casco di Lara Gut-Behrami.
Ma la sua carriera cominciò dai Toblerone.
Già diversi anni
fa i media svizzero tedeschi scrivevano dello “Skiwunder” Gut, cioè di questo
miracolo sugli sci. Una storia che ha avuto il suo inizio non propriamente convenzionale
a 3200 metri di altezza sul ghiacciaio del Gries, zona passo della Nufenen. Un
po’ per volta, ripercorrendo gli ultimi vent’anni, ecco i suoi primi tentativi
su sci di plastica, la sua vittoria nella gara di sci per bambini più famosa
del mondo, la sua incoronazione come campionessa argentina e la sua vittoria a
15 anni ai campionati svizzeri. Un cerchio che dopo vittorie in Coppa del Mondo
e ai Mondiali si chiude con l’oro olimpico.
Ore 9 di un
giorno marzo 2007, giorno del Super-G ai campionati svizzeri al parterre della
Piste de l'Ours a Veysonnaz, sopra Sion. Le migliori atlete a testa bassa. Ma
che cosa sta succedendo? Gara annullata? No, è già finita! Anticipata all'alba
a causa del maltempo. E chi ha vinto? "Lei!" - "Lei" chi?
C'era una ragazza in mezzo alle stelline di Swiss Ski con una tuta logora a punti
blu e neri della nazionale spagnola di sci. Era Lara Gut. Indossando la tuta di
riserva della sua collega di allenamento Jose Maria Rienda Contreras, allora un’affermata
presenza in Coppa del mondo, “lei”, la 15enne battè tutte le altre alla sua
prima gara di campionato svizzero vincendo il titolo davanti a Fabienne Suter e
all'argento olimpico Martina Schild.
Era così ovunque
apparisse Lara Gut in quella stagione 2006/07. Prima di allora, non le era concesso
di competere in nessuna gara FIS, il limite essendo fissato a 15 anni. Al
Trofeo Topolino in Italia, la gara di sci per bambini più famosa al mondo per
ragazzi dagli 11 ai 14 anni, si era già fatta vedere con una vittoria. Ma
questo non destò notizia in Svizzera. Anche perché essendo Lara Gut ticinese, passava
inosservata sotto il radar dei media della Svizzera tedesca, guadagnandosi
qualche citazione su quelli ticinesi. Quasi nessuno stava accorgendosi che cos’era
sul nascere al traguardo di quella pista dell’orso dove un’adolescente spensierata
stava per scuotere il mondo dello sci. Eppure due icone dello sci erano già
cresciute davanti a casa sua, sui pendii dell'Alpe Pesciüm di Airolo - Michela
Figini e Doris de Agostini.
Doris de Agostini
andò a scuola con il padre di Lara, Pauli. Un giorno Doris dirà di aver
notato Pauli meno per le sue capacità sciistiche che per il suo talento
artistico: "Aveva un talento straordinario nel disegno. Ha dipinto quadri
brillanti".
Il percorso di
Pauli Gut prese più la direzione dell'arte che dello sport. "Sono
andato", racconta, "all'accademia d'arte di Milano e poi mi sono
formato come insegnante". Ha trovato lavoro a Lugano, si è trasferito da
Airolo a Comano e ha incontrato la futura moglie Gabriella, un'insegnante di
sport del Giura con radici italiane, padre bresciano, madre del Liechtenstein;
ed è per questo che Lara, nata nel 1991, ha anche la nazionalità italiana e del
Liechtenstein, nazione questa per la quale oggi gareggia il fratello Ian.
Un giorno nacque
anche il miracolo sciistico Lara Gut. E quando a due anni Lara ricevette dalla
zia degli sci di plastica, fu inarrestabile, “andiamo subito a provarli”: prima
in giardino, poi sulla neve. Aveva un istinto naturale per questa attrezzatura
e un impulso irresistibile a muoversi. "Non ha fatto un'ora di scuola di
sci", ricorda mamma Gabriella, "ha fatto istintivamente tutto
bene".
"Avevamo
molto tempo libero durante l’estate, dato che eravamo entrambi
insegnanti", racconta Pauli Gut. Airolo, dove papà Pauli aveva lavorato
come falegname nell'azienda dei suoi genitori con il suo amico d'infanzia Mauro
Pini, divenne il campo base e Pini divenne poi il co-allenatore. "Principalmente",
dice Gut, "l'abbiamo fatto per divertimento, perché a Lara piaceva".
Doris de Agostini disse un giorno a Richard Hegglin, il decano tra i
giornalisti elvetici dello sci, che non si ricorda di aver riconosciuto lo
straordinario talento di Lara all'epoca: "Sciava molto bene, ma l'ho vista
troppo poco. La maggior parte del tempo i Gut stavano nelle loro capanne di “Toblerone”
sul ghiacciaio di Gries".
Papà Gut narra il
segreto di queste capanne Toblerone, così chiamate per il tetto a punta un po’
come il “lunghino” di cioccolata: "Eravamo a 3200 metri. Li ho costruiti
insieme a mio padre. Passammo molto tempo su quel ghiacciaio. Una volta fummo
lassù per dieci giorni di fila, solo Lara ed io – a sciare”. Quello che una
volta era uno sgangherato furgoncino VW per i Kostelic, era la capanna
Toblerone dei Gut - un ostello di un tipo un po’ diverso. E un po’ come quella
di Lara, la lista dei successi di Ivica e Janica Kostelic è lunghissima.
E così il
divertimento sulla neve del ghiacciaio e sotto il tettuccio di legno si
trasformò gradualmente in sport da competizione. E non appena Lara aveva 15 anni,
ha iniziato a gareggiare nelle gare FIS. La prima occasione giunse a Las Leñas,
in Argentina, dove Lara si piazza seconda alla prima gara e tre giorni dopo
diventa campionessa argentina - e vince quel titolo di Veysonnaz alla fine dell’inverno.
In quella sua prima stagione prese parte a ben 46 gare, compresi i Mondiali
juniori dove mancò il titolo per sette centesimi di secondo, battuta da Tina
Weirather del Liechtenstein, sua ex compagna nella squadra elvetica e che oggi
sedeva in cabina di commento della televisione svizzero tedesca.
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