Sull’onda dei "successi
che tornano", come accadeva in tempi passati al cinema per i grandi film, le
luci della ribalta si sono riaccese alla grande per lo sci elvetico a Pechino
grazie in particolare ai tre ori conquistati da Beat Feuz (discesa libera), Lara
Gut-Behrami (Super-G) e Marco Odermatt (slalom gigante).
Proprio il meraviglioso "regalo" (oro, e bronzo nel gigante) che ci ha fatto Lara, in vista
(finalmente) della gara più attesa che potrebbe ricondurci a un famoso film con
Bruce Lee - "Dalla Cina con furore" - ci induce a tuffarci in un capitolo
per noi appassionante e indimenticabile di Olimpia-Story di or sono 38 anni fa…
Mi ritorna in mente la "pioggia d’oro e d’argento rossocrociata" di Sapporo dove nello sci alpino
fecero man bassa di medaglie Maria-Teresa Nadig, Bernhard Russi, Roland
Collombin, Edmund Bruggmann e Werner Mattle (bronzo). La "corsa mozzafiato",
come fu definita ne "Die goldenen Tage von Sapporo" dal
noto giornalista e scrittore Karl Erb – che ha vissuto a lungo a Muralto, dove
è deceduto nel 1993 - aveva inondato di grandi emozioni e di un’indescrivibile
gioia anche noi ticinesi grazie a Michela Figini che in quegli anni stava
incamminandosi sul percorso tracciatole dall’amica Doris Agostini, prima
sciatrice ticinese a imporsi nel Circo bianco.
Eravamo agli inizi degli anni
Ottanta. Dalla rivista "3 Valli", di cui era direttore Tarcisio Bullo, togliamo
questo suo identikit: "Michela Figini, quattordicenne ragazza di Prato-Leventina, esponente
dell’SC Airolo, è riuscita a compiere lo scorso mese di febbraio un altro
exploit ai Campionati svizzeri OG. Dopo le medaglie del 1979 Michela quest’anno
ha vinto nella categoria 2 tutto quanto c’era da vincere infliggendo distacchi
enormi a tutti gli avversari: tre medaglie d’oro per una campionessa che ha
davanti a sé un futuro in grado di darle grosse soddisfazioni".
Bullo è stato buon profeta. Sarajevo
1984, Giochi olimpici: Michela conquista l’oro in discesa libera davanti alla
collega-rivale Maria Walliser. Mondiali di Bormio 1985: medaglia d’oro.
Stagione 86/87: tre coppe di cristallo. Una lunga serie di successi che
continuerà sino all’uscita di scena di Michi, anche lei airolese, che per il
sindaco di Biasca Alfredo Giovannini era "il simbolo sportivo di un’epoca".
"Un viso
dolce, simpatico, sempre atteggiato al sorriso – scriveva il settimanale "GiornoxGiorno": una persona semplice, educata, cordiale, campionessa anche nel firmare
autografi…". In casa Figini c’erano
quattro catini stracolmi di corrispondenza: "Ho contato 4800 lettere – ci aveva detto al telefono mamma Piera:
E dopo la vittoria a Sarajevo siamo arrivati a… 7000!". Michela era diventata l’orgoglio del Ticino, cosa di non poco conto per
un cantone traboccante in quegli anni di campanilismo sportivo. Il Governo
tramite il suo presidente Rossano Bervini e il cancelliere Achille Crivelli
aveva inviato a Prato-Leventina questo telegramma: "Il Consiglio di
Stato le esprime le più calorose felicitazioni per questa eccezionale impresa
sportiva che ha entusiasmato i ticinesi e onorato il Paese".
Il 28 marzo 1988, il settimanale "L’Eco dello sport" usciva con il maxi titolo "Michela e Pirmin, la coppia di cristallo" inneggiando al trionfo svizzero: "Per
la quinta volta consecutiva la nostra nazionale ha ottenuto anche la Coppa
delle Nazioni". In apertura del pezzo: "Michi è riuscita al termine di una stagione fantastica a rinverdire il
magico successo di tre anni fa quando conquistò per la prima volta la
prestigiosa coppa di cristallo in Valtellina".
Naturalmente la pressione sulla
ragazza "dagli
occhi belli, puliti, sorridenti e ironici" impazzava: "A Bormio non tutti i giornalisti e pure qualche fotografo
hanno compreso che non potevo mettermi lì una mezza giornata per rispondere
alle loro domande e mettermi in posa" - ci disse imbarazzata in
quell’occasione.
Dopo Calgary (Olimpiade del 1988,
portabandiera e argento in SuperG) e l’ultima in Coppa del Mondo di discesa
libera Michela abbandonò, a soli 24 anni, il Circo bianco. Remo Musumeci, stimato
scrittore-giornalista, scrisse: "Michela ha finito per scontrarsi con la rigida e
calvinista Federazione elvetica di sci e ha perso la battaglia: sapeva che
avrebbe perso ma ha combattuto lo stesso. Se ne è andata con una lettera di
dimissioni – se la si può definire così – in lingua italiana. Volevano anche la
sua anima. Eh no, l’anima no!".
In un suo articolato editoriale,
Musumeci aveva definito la brillante e combattiva leventinese "una delle più grandi discesiste
di sempre. Si è fatta da sé e si è costruita con una forza di volontà
terribile: ha vinto perché al grande talento avuto in dono ha saputo aggiungere
una forza intima degna dei grandi campioni. Michela si è rivelata uno
straordinario personaggio pieno di calore".
L’aveva notata ai Giochi olimpici di
Sarajevo, qualche anno più tardi di noi che avevamo conosciuto Michi in
occasione del primo arrivo trionfale ad Airolo di Doris. Sul
mensile "Sportivo", di cui stato fondatore e direttore, Musumeci – che ha
sempre avuto un occhio di riguardo per i nostri atleti – aveva fatto questa
annotazione: "Credo che Michela volesse farsi coccolare un po’ dai
giornalisti latini perché aveva capito che il suo pane in un ambiente di
svizzero tedeschi, duri e del tutto sprovvisti di sense of humor, avrebbe avuto
la crosta dura"…
Kico Gregori nel 1984 le ha dedicato
il 45 giri "Michela". Il noto cantautore e menestrello bellinzonese
cantava di "avere
sognato una ragazzina spensierata, forte e sicura… che metteva paura quando
scendeva a 100 all’ora sugli sci… fiera per fare felici noi e mamma Piera…".
È vero:
quando Michi saliva sul podio (46 volte in Coppa del Mondo!) il suo viso si
illuminava come il laghetto del Ritom nel sole dell’estate: un volto bello e di
intensa simpatia. Un sorriso spontaneo, divertito. Michela ha sempre
interpretato, in carriera, come nella vita, se stessa: chapeau.