Sci
Quando Michela Figini vinceva la "corsa mozzafiato"...
... e Kico Gregori cantava "Vedevo una ragazzina che scendeva sugli sci a 100 all’ora"
Pubblicato il 14.02.2022 10:13
di Enrico Lafranchi
Sull’onda dei "successi che tornano", come accadeva in tempi passati al cinema per i grandi film, le luci della ribalta si sono riaccese alla grande per lo sci elvetico a Pechino grazie in particolare ai tre ori conquistati da Beat Feuz (discesa libera), Lara Gut-Behrami (Super-G) e Marco Odermatt (slalom gigante).
Proprio il meraviglioso "regalo" (oro, e bronzo nel gigante) che ci ha fatto Lara, in vista (finalmente) della gara più attesa che potrebbe ricondurci a un famoso film con Bruce Lee - "Dalla Cina con furore" - ci induce a tuffarci in un capitolo per noi appassionante e indimenticabile di Olimpia-Story di or sono 38 anni fa… Mi ritorna in mente la "pioggia d’oro e d’argento rossocrociata" di Sapporo dove nello sci alpino fecero man bassa di medaglie Maria-Teresa Nadig, Bernhard Russi, Roland Collombin, Edmund Bruggmann e Werner Mattle (bronzo). La "corsa mozzafiato", come fu definita ne "Die goldenen Tage von Sapporo" dal noto giornalista e scrittore Karl Erb – che ha vissuto a lungo a Muralto, dove è deceduto nel 1993 - aveva inondato di grandi emozioni e di un’indescrivibile gioia anche noi ticinesi grazie a Michela Figini che in quegli anni stava incamminandosi sul percorso tracciatole dall’amica Doris Agostini, prima sciatrice ticinese a imporsi nel Circo bianco.
Eravamo agli inizi degli anni Ottanta. Dalla rivista "3 Valli", di cui era direttore Tarcisio Bullo, togliamo questo suo identikit: "Michela Figini, quattordicenne ragazza di Prato-Leventina, esponente dell’SC Airolo, è riuscita a compiere lo scorso mese di febbraio un altro exploit ai Campionati svizzeri OG. Dopo le medaglie del 1979 Michela quest’anno ha vinto nella categoria 2 tutto quanto c’era da vincere infliggendo distacchi enormi a tutti gli avversari: tre medaglie d’oro per una campionessa che ha davanti a sé un futuro in grado di darle grosse soddisfazioni".
Bullo è stato buon profeta. Sarajevo 1984, Giochi olimpici: Michela conquista l’oro in discesa libera davanti alla collega-rivale Maria Walliser. Mondiali di Bormio 1985: medaglia d’oro. Stagione 86/87: tre coppe di cristallo. Una lunga serie di successi che continuerà sino all’uscita di scena di Michi, anche lei airolese, che per il sindaco di Biasca Alfredo Giovannini era "il simbolo sportivo di un’epoca".
"Un viso dolce, simpatico, sempre atteggiato al sorriso – scriveva il settimanale "GiornoxGiorno": una persona semplice, educata, cordiale, campionessa anche nel firmare autografi…". In casa Figini c’erano quattro catini stracolmi di corrispondenza: "Ho contato 4800 lettere – ci aveva detto al telefono mamma Piera: E dopo la vittoria a Sarajevo siamo arrivati a… 7000!". Michela era diventata l’orgoglio del Ticino, cosa di non poco conto per un cantone traboccante in quegli anni di campanilismo sportivo. Il Governo tramite il suo presidente Rossano Bervini e il cancelliere Achille Crivelli aveva inviato a Prato-Leventina questo telegramma: "Il Consiglio di Stato le esprime le più calorose felicitazioni per questa eccezionale impresa sportiva che ha entusiasmato i ticinesi e onorato il Paese".
Il 28 marzo 1988, il settimanale "L’Eco dello sport" usciva con il maxi titolo "Michela e Pirmin, la coppia di cristallo" inneggiando al trionfo svizzero: "Per la quinta volta consecutiva la nostra nazionale ha ottenuto anche la Coppa delle Nazioni". In apertura del pezzo: "Michi è riuscita al termine di una stagione fantastica a rinverdire il magico successo di tre anni fa quando conquistò per la prima volta la prestigiosa coppa di cristallo in Valtellina".
Naturalmente la pressione sulla ragazza "dagli occhi belli, puliti, sorridenti e ironici" impazzava: "A Bormio non tutti i giornalisti e pure qualche fotografo hanno compreso che non potevo mettermi lì una mezza giornata per rispondere alle loro domande e mettermi in posa" - ci disse imbarazzata in quell’occasione.
Dopo Calgary (Olimpiade del 1988, portabandiera e argento in SuperG) e l’ultima in Coppa del Mondo di discesa libera Michela abbandonò, a soli 24 anni, il Circo bianco. Remo Musumeci, stimato scrittore-giornalista, scrisse: "Michela ha finito per scontrarsi con la rigida e calvinista Federazione elvetica di sci e ha perso la battaglia: sapeva che avrebbe perso ma ha combattuto lo stesso. Se ne è andata con una lettera di dimissioni – se la si può definire così – in lingua italiana. Volevano anche la sua anima. Eh no, l’anima no!".
In un suo articolato editoriale, Musumeci aveva definito la brillante e combattiva leventinese "una delle più grandi discesiste di sempre. Si è fatta da sé e si è costruita con una forza di volontà terribile: ha vinto perché al grande talento avuto in dono ha saputo aggiungere una forza intima degna dei grandi campioni. Michela si è rivelata uno straordinario personaggio pieno di calore".
L’aveva notata ai Giochi olimpici di Sarajevo, qualche anno più tardi di noi che avevamo conosciuto Michi in occasione del primo arrivo trionfale ad Airolo di Doris. Sul mensile "Sportivo", di cui stato fondatore e direttore, Musumeci – che ha sempre avuto un occhio di riguardo per i nostri atleti – aveva fatto questa annotazione: "Credo che Michela volesse farsi coccolare un po’ dai giornalisti latini perché aveva capito che il suo pane in un ambiente di svizzero tedeschi, duri e del tutto sprovvisti di sense of humor, avrebbe avuto la crosta dura"…
Kico Gregori nel 1984 le ha dedicato il 45 giri "Michela". Il noto cantautore e menestrello bellinzonese cantava di "avere sognato una ragazzina spensierata, forte e sicura… che metteva paura quando scendeva a 100 all’ora sugli sci… fiera per fare felici noi e mamma Piera…".
È vero: quando Michi saliva sul podio (46 volte in Coppa del Mondo!) il suo viso si illuminava come il laghetto del Ritom nel sole dell’estate: un volto bello e di intensa simpatia. Un sorriso spontaneo, divertito. Michela ha sempre interpretato, in carriera, come nella vita, se stessa: chapeau.