Le quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia
di bestemmiare. Anche perché Guccini si è ritirato a trombonare a Pavana, ma di
più per la discesa olimpica delle ragazze eccezionali. Lo confesso, mi sono
alzato per Sofia Goggia, con sentimento ambivalente: ammirazione totale per
com’è fatta, pressione perché vinca una svizzera. Non faccio conto su Lara,
l’oro nel Super-G l’ha scaricata e scenderà, lo so, come una turista con la
sciarpina sul volto.
Calando di una tacca, quando c’è sedimento non c’è mai
pentimento, nel senso che mi calmo e guardo la neve che scende oltre la
veranda. Sono acclimatato. Curtoni che regge, le sorelle Delago che si
appressano, le austriache che bucano, le altre solo ancelle oltre il podio.
Poi scende Goggia che fino a qualche giorno fa era ancora
sfasciata. Io non lo so come fa, ma per parte mia sono in apnea col terrore che
cada ancora e invece spazza via la pista cinese, la Roc di Russi, come un
tornado e al traguardo caccia un urlo belluino che mi fa rizzare i capelli.
Primissima e podio tutto azzurro. Che spettacolo. Già mi leggo in anticipo la
Gazza di domani, tutti grandi sciatori e…sport invernali, con tipi che
discutono per un anno di calciomercato e fuorigioco e saltano sul carro
rischiando Fantozzi sull’auto del Calboni.
Poi parte Corinne Suter e sembra sempre indietro a ogni
intermedio, col Giannoni che ne sottolinea tutte le possibili sbavature, anche
quelle immaginarie, e la mia voglia di bestemmiare aumenta. Ma la vedo,
Corinne, così leggiadra che appena prima Goggia sembrava Roy Keane su Haaland
padre. Corinne dipinge cose sinuose, bacia le porte, sembra perfino sorridere
mentre viaggia a cento all’ora, taglia la linea finale e con lo stesso sorriso
spinge la giornata oltre la pagina quaranta della Gazza, verso la gloria dorata
dei cerchi magici.
Spariscono angosce e voglie profane, resta il vino. Prosit.