CALCIO: IL DIRETTORE GENERALE DEL FC LUGANO SULLA TRATTATIVA LUNGOYI E IL FUTURO DEL CLUB
Campana: "Sono tempi duri, con la Juve un rapporto che cresce"
Il direttore generale del FC Lugano torna sulla trattativa Lungoyi e parla del futuro del club
Pubblicato il 23.01.2021 15:23
di Luca Sciarini
Il passaggio di Lungoyi alla Juve, ufficializzato giovedi ma che dovrebbe concretizzarsi tra un anno e mezzo e l’arrivo sulle rive del Ceresio di Monzialo, ci permettono di approfondire la relazione tra Juventus e Lugano.
E lo facciamo con Michele Campana, direttore generale del Lugano, che a 360 gradi ci parla anche di finanze e coppe europee.
Campana, tra voi e la Juve ormai c’è un grande rapporto.
“Sì, è qualcosa che nasce da lontano, dal 2015 quando Zeman ci fece prendere Donis dalla Juve. Uno dei giocatori che ha fatto maggiormente la differenza in questi anni”.
Ecco, arrivando proprio a quello. Altri giocatori arrivati dalla Juve hanno invece fatto fatica a inserirsi e a incidere in Super League. Come mai?
“Un po’ perché il campionato svizzero è cresciuto e non è cosi facile come si può credere. Le statistiche dimostrano che si tratta di uno dei campionati che fornisce più giovani calciatori a Bundesliga e Premier League. Un po’ perché per i calciatori italiani trasferirsi in Svizzera non è ancora qualcosa di accattivante. Forse hanno paura di uscire dai riflettori mediatici della vicina Penisola”.
Difficile dunque sperare che la Juve vi ceda giocatori “migliori”?
“Questo è senza dubbio un punto sui cui bisognerà lavorare e migliorare in futuro. Con la Juve abbiamo un grande rapporto e sono sicuro che con gli anni lo consolideremo ancora. Noi dobbiamo continuare a rimanere a certi livelli e poi credo che tutto avverrà in maniera naturale”.
In Italia si parla di 3,5 milioni per la cessione di Lungoyi e 2,5 milioni per l’acquisto di Monzialo. Vorrebbe dire un guadagno di un milione per voi.
“Non parlo di cifre, per il momento sono protette. Poi è chiaro che più in là, essendo la Juventus quotata in borsa, si saprà tutto. Si tratta comunque di cifre che se per il calcio svizzero sono relativamente alte, sono assolutamente normali per una società come la Juventus”.
Lungoyi è stato venduto al momento giusto o forse si poteva ancora aspettare e sperare di ricavare qualcosa di più in futuro?
“Dobbiamo pensare che per andare avanti bisogna vendere ogni anno e con il mercato di questo periodo è tutto molto più complicato. Si lavora prevalentemente su degli scambi o contropartite tecniche. Purtroppo anche le grandi società sono in crisi e di riflesso mancano i flussi che arrivavano dall’alto. Basti pensare che club molto importanti come Barcellona o Inter faticano a pagare gli stipendi e tanti altri rischiano il default”.
La situazione è così drammatica?
“Assolutamente sì. Inoltre si è sommato anche il problema della Brexit, di cui ancora non parla quasi nessuno. I club inglesi erano molto importanti per tutto il movimento poiché spendevano tanti soldi nell’acquisto di giovani talento dalle società più piccole. Ora con la Brexit è molto più difficile ottenere un permesso di lavoro in Inghilterra: richiedono ai calciatori requisiti e curriculum importanti”.
Il Lugano economicamente come sta?
“Non sta bene, così come tutti gli altri club. Ci stiamo indebitando e anche i contributi a fondo perso sono legati a tante condizioni e requisiti e comunque non coprono la reale perdita. Sarà importante, in attesa che arrivi lo stadio, continuare a lavorare bene come abbiamo fatto in questi ultimi cinque anni sul fronte sponsor, marketing, merchandising e social media. Altrimenti lo stadio sarà fine a se stesso”.
Sono importanti anche i risultati della squadra: qualificarsi in Europa potrebbe dare una mano?
“Sì, ma purtroppo le cose sono cambiate anche a livello europeo. Chi arriverà secondo, terzo o quarto in campionato, dovrà giocare i preliminari (partendo dal secondo turno) di Conference League. Per noi, finché la Svizzera avrà questo ranking (siamo 17.esimi), addio Europa League e ai soldi che arrivavano da questa competizione, che è stata ridotta da 48 a 32 squadre con le conseguenze che si possono intuire per le nazioni più piccole che ne resteranno fuori”.
Per l’Europa League la qualificazione ai gironi valeva 3 milioni di franchi. Con la Conference League?
“La cosa buffa è che non lo sappiamo ancora. Vedremo quanti soldi l’Europa League riverserà a cascata sulla Conference League. Per le squadre svizzere che saranno impegnate in queste manifestazioni sarà comunque importante ottenere dei risultati per migliorare in nostro ranking e sperare di poter tornare un giorno in Europa League”.
Perlomeno, nel caso di spareggi di Conference League, potrete giocare a Cornaredo, no?
“Teoricamente sì. Peccato che però la prossima estate dovremo iniziare i lavoro dello stadio provvisorio e perciò non potremmo farlo comunque…”.