Sci
Beat, Lara, Odi: l’Austria vuole le loro medaglie
Non le va giù che Feuz abbia vinto l’oro forse più ambito dei giochi invernali, quello della discesa maschile
Pubblicato il 17.02.2022 04:01
di Giorgio Keller

Scrivere, commentare, analizzare due settimane di Giochi Olimpici e quant’altro permette a ogni cronista anche qualche sbavatura, chiamiamola scampagnata semiseria tra i secondi e i centesimi di secondo e l’uno l’altro aspetto che si vivono attorno ai protagonisti.
Secondo il maggior quotidiano austriaco Kronenzeitung, la Svizzera dovrebbe trasferire nella loro bacheca alcune delle nostre medaglie, segnatamente gli ori di Lara Gut, Beat Feuz e Marco Odermatt che sono poi gli unici tre dei rossocrociati contro i cinque, a tutt’oggi, dei loro.
Ovviamente agli Oesterreicher non va giù che Kugelblitz, al secolo Beat Feuz, come viene chiamato il bernese dal Blick e che deepl.com traduce in “fulmine a palla”, dicevamo, non gli va giù che abbia vinto quella che forse è la medaglia d’oro più ambita dei giochi invernali, quella della discesa maschile. E sì che i nostri vicini con Mayer, Strobl, Ortlieb, Stock, Zimmermann e Sailer ne vinsero già più dei nostri Feuz, Défago, Zubriggen e Russi.
E allora? E allora bisogna sapere che Beat Feuz già da molti anni risiede nei pressi di Innsbruck dove con la moglie Katrin Treindl ha già avuto due figlie, la seconda delle quali nata poche settimane fa tra le gare di Wengen e Kitzbühel. I suoi sci sono di marca Head che vengono costruiti a Kennelbach, vicino a Bregenz, nel Vorarlberg austriaco a pochi chilometri dal confine svizzero. Anche Lara Gut scia Head, industria di proprietà del presidente della federsci internazionale Johan Eliasch, dopo aver iniziato su Atomic prima di passare dalla Rossignol; alla ticinese gli sci li prepara Thomas Rehm che ha dei passati di successo alla Kästle fin quando questa gareggiava. E nel discorso, che cosa c’entra Marco Odermatt sugli attrezzi di marca lucernese Stöckli: da cinque anni il serviceman del nidwaldese è Chris Löbler, austriaco del Vorarlberg ma risiedente nel canton Appenzello.
Eccoci dunque approdati in Svizzera, dove visse i primi anni della sua vita Alessandro Hämmerle (oro nello snowboardcross) che nacque a Frauenfeld prima di trasferirsi con la famiglia a Bludenz. Bludenz? Questa è l’ultima città, una volta passata la frontiera, prima di arrivare al passo dell’Arlberg, che divide Vorarlberg e Tirolo. E qui vive anche Thomas Steu che a Pechino ha conquistato due medaglie sullo slittino.
Se dunque sarà vera l’analisi semiseria del collega della “Krone” atta a restituire ai nostri vicini qualche “patacca” (dal dialetto bernese “Plampu”, come definì Tanja Frieden la sua medaglia d’oro del 2006 nello snowboardcross a Torino), andiamo in fondo alle cose. Scopriamo così che nel lontano 1919 nel Vorarlberg ci fu una votazione popolare a seguito di un’iniziativa che chiedeva l’aggregazione del Land a ovest dell’Arlberg alla Svizzera, un Land – che ancor oggi viene chiamato vezzeggiativamente Ländle, cioè piccola regione – che dopo l’uscita a ossa rotte dell’impero austro-ungherese dalla prima Guerra Mondiale, si ritrovava in ginocchio sia dal punto di vista economico che da quello politico, maltrattato dalla lontana capitale Vienna.
Ben l’81 per cento dei Vorarlberger votò sì all’aggregazione con la Svizzera ma non se ne fece nulla. Berna disse no per due ragioni. Da una parte ci sarebbe stata un’aggregazione troppo cattolica, dall’altra uno sbilanciamento delle lingue a scapito soprattutto di quella francese. Al che al Vorarlberg venne affibbiato l’aggettivo di “Kanton übrig”, cioè cantone complementare, rimanente.
Torniamo al semiserio. Certo che se 103 anni fa le cose fossero andate così, altro che supermedagliere per gli austriaci a Pechino.  Noi, se permettete, facciamo rientrare “prima i nostri” e ci prendiamo anche Johannes Strolz (Warth, Vorarlberg) e Kati Liensberger (Feldkirch, stessa cosa), oltre a tutti i medagliati su Head. E prima parlavamo della Kästle fondata nel 1924 e che aveva sede a Hohenems, lo sci con cui l’airolese Doris de Agostini vinse gare e Coppa del Mondo. A Hohenems ci si arriva attraversando il confine a Diepoldsau SG che nel passaporto del vostro cronista è iscritto come luogo d’origine. Ai Giochi dell’88 a Calgary su Kästle vinse un certo Pirmin Zurbriggen e altri due ori andarono a Hubert Strolz (Warth, padre di Johannes che sigla così la prima doppietta d’oro olimpica padre-figlio) e Anita Wachter di Tschagguns, Vorarlberg, confinante con St. Antönien-Castels, Schweiz, Graubünden.
(Nella foto Beat Feuz)