“Questo è un buon punto con cui diamo seguito
ai risultati positivi degli ultimi mesi. I ragazzi hanno fatto comunque una
buona partita e hanno provato a vincere fino alla fine. Sono contento perché
allunghiamo la striscia di risultati positivi”. No, non sono le parole di Ivan
Juric nel post derby. È il discorso di Allegri, che nonostante i classici
“errorini tecnici in uscita” si è detto quindi soddisfatto della prestazione e
del punto portato a casa.
I derby, storicamente, sono partite incerte,
strane. Spesso nascondono insidie e risultati a sorpresa, fanno storia a sé. Ma
l’analisi dell’allenatore della Juventus nel post partita, ancora una volta,
pare inconsistente. Come potevano arrivare i 3 punti se la
Juve non ha mai tirato in porta? Ieri sera si sono viste due squadre che,
almeno sulla carta, dovevano essere ribaltate: possesso palla costante del Toro,
Szczesny protagonista con Milinkovic-Savic spettatore, l’attaccante Morata che
rincorre per 90 minuti il terzino Singo, Dybala che interviene in scivolata su
Mandragora in mezzo al campo.
I tifosi, comprensibilmente, sono usciti ancora
delusi dallo Stadium: un derby si può anche pareggiare, soprattutto contro questo
Toro che con Juric ha finalmente risolto i problemi delle passate stagioni. Ma
dopo i 100 milioni spesi a gennaio per portare a Torino giocatori come Vlahovic
e Zakaria, contro una squadra di mezza classifica bisognerebbe almeno provare a
imporre il proprio gioco e tirare in porta. Invece, dopo aver subito il
pareggio di Belotti (che ha segnato con 9 giocatori della Juve in area!), i
bianconeri si sono chiusi ancor di più nella propria metà campo per provare a
ripartire in contropiede. Con questa squadra, con questo monte ingaggi, con
circa 100 milioni investiti soltanto nel mercato di gennaio e, sempre bene
ricordarlo, con un allenatore che guadagna 9 milioni di euro all’anno, questo è
davvero l’unico modo possibile di scendere in campo? Dopo sette mesi di lavoro
insieme, non esiste un piano B?
Il bello del calcio, e più in generale dello sport, è
che non sempre vince il più forte. Ma il più forte ha l’obbligo di provarci,
sempre. Senza cercare assurde giustificazioni.