Geiger l’ha pensata di sicuro, altrimenti non si
spiegherebbe quel Servette del primo tempo che pareva un reduce di guerra
mutilato. Cos’ha pensato, dunque, l’allenatore Geiger in versione contatore?
“Tanto se va male posso sempre cambiarne cinque”. Ecco. E allora avanti con le
sperimentazioni garibaldine, che tanto il campionato ginevrino è finito, gli
obiettivi sono svaniti, niente piazzamento nei primi tre che vale l’Europa,
niente relegazione, niente Coppa Svizzera. Per questi motivi, il dottor Geiger
ha messo in campo una specie di forcone a quattro punte (tipo quelli che si
usano per il letame, per rendere l’idea), ma senza il manico e con l’alieno
Rodelin, per dirne uno, a villeggiare sulla trequarti. Se il Lucerna fosse
stato un po’ più preciso gliene avrebbe rifilati tre o quattro e poi altro che
spalare.
Però, un po’ come una creatura da laboratorio, il Servette
si è destato nel secondo tempo con gli innesti galvanici del suo dottore, che
tanto ormai una presenza non la si nega più a nessuno, o prima o dopo, con tutta
quella processione di pedine che la scacchiera dovrebbe essere grande come, che
so, il Gobi.
(Inciso: ne abbiamo già parlato della regola contronatura
delle cinque sostituzioni e non ci ritorniamo).
E a momenti vince pure senza nemmeno accorgersene, il
Servette in versione mostrificata. Il povero Lucerna, che aveva srotolato una
fatica proletaria per dar da mangiare alla sua macilenta classifica, è almeno
riuscito a non farsi beffare del tutto, conquistando il pari nel finale quando
in campo c’era ormai la consueta terza squadra di giocatori che prima della
pausa erano in panca.
Il tutto per dire che ormai gli allenatori si sono lasciati
andare e, appena al sicuro, addio pragmatismo. Dopo anni di studi, danno fuori
di matto e nel loro laboratorio diventano dottori e strane creature prendono
vita.
A questo punto, può essere che per la prossima a Cornaredo
il dottor Geiger voglia mandare in campo anche la statua del Mostro di
Frankenstein che campeggia a Plainpalais, tanto per vedere l’effetto che fa e
se magari gioca un po’ meglio di Rodelin.