Quello che è accaduto in Serie A, questo fine
settimana, è probabilmente una novità assoluta dal punto di vista statistico:
delle prime 10 in classifica, ha vinto solo la Fiorentina, che era impegnata
con l'Atalanta, che la precedeva. Tutte le altre sono state sconfitte o hanno
pareggiato. A fare rumore, certamente, sono stati i pareggi della capolista
provvisoria Milan (ha giocato una partita in più rispetto all'Inter, dietro
due punti e, quindi, potenzialmente in testa alla graduatoria) a Salerno
e del Napoli a Cagliari, entrambi ottenuti in rimonta, in trasferta, e contro
due squadre pericolanti. L'impresa del Sassuolo a Milano, pur essendo stata
magnificata dai media della vicina Penisola, non è stata un unicum, tutto
sommato, visto che i neroverdi emiliani, lontani dalle mura amiche, avevano già
battuto il Milan e la Juventus. Però, non sono sfuggiti ai critici gli errori
individuali di diversi interpreti in nerazzurro e alcune scelte di formazione,
da parte di Inzaghi (costretto a rinunciare a Brozović e Bastoni,
squalificati), quantomeno opinabili. Però, i risultati delle altre hanno
attenuato gli effetti della sconfitta dei campioni in carica, i quali restano,
senza dubbio, i principali indiziati per la vittoria finale.
La sensazione, vedendo
le partite, è stata quella di una deconcentrazione diffusa (anche se, a onor
del vero, a Bergamo, qualche dubbio sul fuorigioco attivo di Hateboer, in
occasione della rete del pareggio contro la Fiorentina annullata agli
atalantini ce l'hanno ancora) e, diciamolo, anche di una qualità scadente di
gran parte degli interpreti. Più che prodezze da parte degli avversari meno
quotati in classifica, infatti, abbiamo soprattutto visto tanti errori dei
giocatori delle squadre di vertice. Attaccanti avversari lasciati nei 16 metri
liberi di colpire, errori di mira clamorosi degli attaccanti, palloni
indirizzati sul primo palo passati sotto le gambe dei portieri. Insomma, per
dirla come si usa dalle nostre parti, un colossale "ciapa nò" in
salsa pallonara.
In tutto questo, le
coppe europee, in attesa della Juventus, in scena in Spagna questa sera, hanno
chiuso con un bilancio in chiaroscuro per il calcio tricolore. L'Inter ha
offerto una buona prestazione casalinga contro il Liverpool ma, nel finale, si
è arresa, grazie anche a un paio di errori della propria retroguardia. In
Europa League, il Napoli ha ben figurato al cospetto di un Barça in fase
declinante, mentre la Lazio si è arresa al Porto. Meglio l'Atalanta, che ha
confermato la propria vocazione europea regolando, seppur di misura, i greci
dell'Olympiakos.
Il bilancio mostra, quindi, una Serie A tutto
sommato in linea con i valori del calcio medio (se il Napoli dovesse eliminare
il Barcellona, potrebbe ragionevolmente puntare ad arrivare in fondo alla
competizione), ma lontano dai vertici continentali. La squadra nerazzurra
campione in carica scenderà sicuramente in campo ad Anfield con la voglia e il
desiderio di regalare ai propri tifosi una serata storica, ovviamente.
Tuttavia, i pronostici la danno sfavorita, al di là del momento no dei suoi
attaccanti. Il Milan, che pure (suo malgrado) non è distratto dalle Coppe, ha
invece mostrato un preoccupante deficit di concentrazione in quel di Salerno,
contro una squadra in crescita, motivata, e con un nuovo allenatore in panchina.
Al di là dei limiti tecnici mostrati dalla rosa, sicuramente profonda ma di
qualità non sopraffina in tanti dei suoi elementi, è mancata la giusta
mentalità. Una volta in vantaggio, la partita andava chiusa con cinismo ma,
soprattutto, non bisognava consentire ad avversari, di qualità inferiore, di
riaprirla e, addirittura, passare in vantaggio con un'azione che è stata, dal
punto di vista difensivo, da museo degli orrori. Male (per la prima volta, può
accadere) anche il portiere Maignan. Molti tifosi interisti hanno riso, vedendo
le papere dell'estremo difensore francese; ma i più prudenti hanno preferito
aspettare a esporsi sui social. E, manco a dirlo, hanno avuto ragione, visto
quanto accaduto il giorno successivo a San Siro. Soprattutto per quanto
riguardava la prestazione del portiere. Affaire à suivre, in definitiva: ma,
per fortuna, sugli albi d'oro non viene riportata la qualità del gioco
espresso. Il nome di chiunque vincerà questo campionato rimarrà scolpito nel
marmo, a caratteri maiuscoli. E, tra cinquant'anni, nessuno ricorderà che si è
giocato, a un certo punto, a ciapa nò anziché a pallone.