Hockey
"Con tutti i giocatori che sono passati per Lugano proprio io?"
Silvano Corti quasi incredulo in vista della premiazione di domani, quando entrerà nella Hall of Fame del club
Pubblicato il 24.02.2022 14:02
di Carlo Scolozzi
Silvano Corti e l'hockey: un amore che non va mai in pensione, soprattutto se si parla di Lugano. Domani l'ex capitano entrerà nella Hall of Fame del club e quasi non ci crede. In questa intervista, il buon Silvano si alterna tra passato, presente e futuro, sempre metaforicamente avvolto da una bandiera coi colori bianconeri, lui che bandiera lo è stato per davvero, sul ghiaccio.
Allora Corti, è emozionato?
"Speriamo che arrivi in fretta sabato cosi sarà passato tutto (ride)".
Avvertirà delle sensazioni particolari...
"È un premio inaspettato, in tutti i sensi. Mai e poi mai avrei pensato di entrare nella Hall of Fame, con tutti i giocatori che sono passati per Lugano. Per me è un onore. Si tratta di un riconoscimento che mi fa piacere".
Le scapperà qualche lacrimuccia?
"È già successo, nell'ambito dei filmati effettuati dal club. A Fuorigioco, nelle vesti di opinionista e in una situazione più soft, ero invece più rilassato e non ho avvertito commozione. Bisognerà controllarsi domani (ride ancora)".
Con lei verrà premiato Andy Ton: vi conoscete già?
"Sapevo chi fosse solo per nome, non avevo mai avuto modo di incontrarlo in passato. Poi, in quest'ultimo periodo c'è stata occasione di frequentarci e siamo andati subito d'accordo. Ho trovato in lui una bella persona. È stato insomma un incontro positivo".
Se apre e sfoglia l'impolverato album dei ricordi cosa vede?
"Il debutto in prima squadra, avvenuto in un derby giocato ad Ambrì il 12 febbraio del 1965. Come pure la promozione in A nel 1971"
Che tipo di capitano era Silvano Corti?
"Un paciere e un motivatore. Cercare la conciliazione fa proprio parte del mio carattere, in generale. Ancora oggi faccio le veci del capitano nel gruppo di All Timer: si tratta dei giocatori di allora che si ritrovano per aperitivi e castagnate. Proprio questo sabato ci raduneremo sul Monte San Salvatore".
Dal capitano di ieri a chi porta i galloni quest'oggi: che ne pensa di Arcobello?
"È un trascinatore, ma non a parole, bensì coi fatti. Dà l'esempio per primo. Se mi rivedo in lui? No, erano altri tempi i miei".
Si rivede però in quache giocatore attuale?
"Domanda di riserva?".
Ha visto il Lugano a Rapperswil?
"Sì e ho potuto constatare una volta di più, checché ne dicano gli altri, che questa squadra ci mette il giusto impegno. Io non l'ho mai messo in dubbio peraltro. Vedo un bell'ambiente in questo gruppo, di chi sia merito non lo so. Bisogna trovarsi negli spogliatoi per capire certe dinamiche. Comunque il Lugano attuale ha grinta e voglia di vincere, poi si vedrà se le altre squadre gli daranno la possibilità di imporsi. Per chiudere sull'argomento, la ripresa del campionato dopo la pausa olimpica non è andata male. Adesso si dovranno limitare i danni col fortissimo Zugo e andare a fare tre punti a Davos, una diretta concorrente per un posto nei playoff".
Fiducioso in questo senso? Il Lugano centrerà l'obbiettivo?
"Bella domanda. Sono ancora in ballo diversi punti, quindi ci spero. Se poi raggiungeremo i playoff mi auguro di non fare la stessa figuraccia della scorsa stagione".
È di oggi la notizia dell'ingaggio da parte del Lugano dell'attaccante statunitense Justin Abdelkader: le piace?
"Stavo proprio entrano a vedere le statistiche, quando mi è squillato il telefono per quest'intervista. Mi sembra un giocatore di peso che, tra l'altro, lo scorso campionato, nelle fila dello Zugo, ha fatto bene. Inoltre ha un palmares invidiabile ed è un nazionale".
Chiusura sui suoi hobby: coltiva ancora quello riguardante ul maronatt?
"Sì, continuo. È un buon passatempo per l'autunno. Eppoi così facendo incontro tanta gente e rivedo vecchi amici. È un'attività che mi è piaciuta sin dall'inizio: mi sono trovato coinvolto e alla fine mi sono appassionato".