Calcio
Chi ha paura del Var?
Le polemiche non sono finite e l'uso della tecnologia è messo in discussione
Pubblicato il 02.03.2022 12:19
di Angelo Lungo
Il 22 ottobre del 1967 si giocò un derby milanese che sarebbe stato molto discusso e che avrebbe suscitato numerose polemiche. L'Inter era passata in vantaggio con Benitez. Nella ripresa, al 33' minuto, Rivera scagliò un tiro secco e violento. Il pallone sbatté violentemente sotto la traversa e toccò terra. L'arbitro assegnò il gol ai rossoneri. Ma il dubbio rimase. La palla aveva o non aveva varcato la linea bianca? Se ne sarebbe discusso la sera, ampiamente, alla popolare trasmissione televisiva La Domenica Sportiva, seguita da milioni di appassionati. Carlo Sassi, uno dei conduttori, ebbe una geniale intuizione: scomporre ogni minimo dettaglio della traiettoria della sfera. E si accorse che il pallone non era entrato. Lo strumento fu perfezionato e la rivoluzione era compiuta: nacque la moviola. Le immagini venivano rallentate, lo scopo iniziale era quello di mettere in mostra gesti tecnici significativi. Ben presto la si adoperò per stanare gli errori arbitrali.
E quello che sembrava impensabile, nel terzo millennio, è avvenuto. È stato introdotto il Var. L'attimo fuggente deve aspettare, l'esultanza non può avvenire di primo acchito. Pazienza: la impone l'occhio di mille telecamere. La tecnologia che aiuta il direttore di gara. Questo doveva essere. E invece: nel mondo del calcio tutto è rovesciato. Niente è come sembra. Si pensava che gli episodi dubbi fossero il retaggio di un'epoca andata. Ma, nonostante il Var, le polemiche non sono finite. Un protocollo, eufemisticamente, interpretabile e cangiante sta aprendo un dibattito.
Sostiene Gasperini: “È uno strumento pericolosissimo, viene stravolto il regolamento. Il sistema decisionale non è chiaro. I tifosi hanno fatto saltare la Superlega, mi auguro che lo stesso avvenga per il Var”.
Precisa Lampard: “Il Var? Sta distruggendo l'anima dei tifosi”.
La sensazione è quella che la classe arbitrale non intenda cedere il “potere” della discrezionalità. Voglia continuare a decidere autonomamente.
Basterebbe poco: redigere un protocollo chiaro e ammettere che la tecnologia può aiutare a dirimere situazioni dubbie che sfuggono alla percezione umana.