Calcio
La luce di Dzemaili
È un tocco che contiene l’esattezza dello spazio/tempo, un pallone che porta la scritta “Amami ti prego”
Pubblicato il 03.03.2022 11:02
di Giorgio Genetelli
 Ho visto la luce, non quella eterna che di solito è un treno. No più piccola, circoscritta, breve, estemporanea nel suo senso più alto: Blerim Dzemaili. Appena finito l’angosciante minuto di silenzio per il popolo ucraino, dentro lo stadio si torna alla realtà, perlomeno giocosa, anche se spesso in un recondito luogo dell’anima questa predisposizione al gioco stride con il baratro. Ma in fondo è anche resistenza. Dzemaili è il nostro fiore nelle macerie, noi che siamo così lontani e così vicini. Non aspettatevi discorsi, Dzemaili è qui per giocare a calcio, ha 35 anni e lo fa da un pezzo, con l’Europa nel suo cuore girovago. È tornato a casa, a Zurigo, quasi certamente per riconoscenza al club che gli ha regalato il sogno. Potrebbero essere poche le volte che lo vedremo ancora sul campo, chissà.
Ma c’è. Mezzala, un ruolo anche di fatica e rientri che gli chiede l’allenatore, a lui e a Antonio Marchesano sul lato opposto del centrocampo. Giocatori creativi, d’attacco, che sono chiamati a poetizzare la tonnara mediana. Allora, sotto e vada come vada.
C’è il momentaccio da capovolgere, con gli avversari che non danno tregua a tutto campo. In un istante un dai e vai da ultrasonico tra Marchesano e Guerrero e da qui un tocco appena fuori dall’area per Dzemaili. Potrebbe tirare, ma sono frazioni di tempo minutissime prima che un difensore chiuda il varco, e allora ecco la luce. Eccola. Un tocco che contiene l’esattezza dello spazio/tempo, profondo verso Ceesay che arriva con il passo dell’antilope e spesso poi sbaglia per troppa foga. Ma quel pallone lì di Dzemaili porta la scritta “Amami ti prego”, il suo sposalizio è con la rete e la bacia.
Quei tre centesimi di secondo tra l’idea e il tocco di Dzemaili è il solo spiraglio di eternità nel consueto delle partite e delle giornate, svuota la mente dalle miserie e da altre gioie e fa intravedere l’infinito, la luce.
Poi si torna in sé, se ne parlerà, ci saranno complimenti o resoconti smozzicati come questo, tentativi di trattenere lo stupore, ma sarà solo in quel momento fermato da Dzemaili che si sarà intuito un mondo perfetto. Ma è già passato e torna la guerra.