Un grido di
liberazione fortissimo da parte di tutto lo spogliatoio è ciò che abbiamo
sentito ieri dopo la partita vinta dal Lugano grazie ad una prestazione
eccezionale di Sandro Zurkirchen.
Il rientrante portiere
bianconero non è ancora in perfette condizioni come ha confermato a fine
partita: “Ho ancora dei problemi di concentrazione con la vista e nei primi
minuti ho faticato parecchio a trovare il feeling con il disco. Se ho giocato
oggi lo devo anche alle due partite disputate nei Ticino Rockets…”
Ma nessuno si è
accorto di questo, neppure gli avversari che hanno continuato a cozzare per
tutta la partita contro il muro… Zuri.
Se il Lugano è tornato
alla vittoria il merito è principalmente suo e questo non lo nega neppure Serge
Pelletier. “L’importante era tornare alla vittoria dopo le ultime quattro
sconfitte e questo è stato merito principalmente del nostro portiere.”
Quindi i mali di
questo Lugano non sono del tutto passati, anzi, il buon Pelletier dovrà lavorare
parecchio per riportare i luganesi al livello di inizio stagione.
Una squadra che però poteva contare su due giocatori che
sul ghiaccio facevano la differenza. Stiamo parlando di Carr e Kurashev, non
due a caso. Elementi che stanno mancando moltissimo, inutile nasconderlo.
Con tutto il bene che
possiamo volere a un grande professionista come Lajunen, Carr era il giocatore che
serviva al Lugano. Il richiamo della NHL è stato più forte, ma forse in un contesto normale, ossia senza pandemia, il Lugano avrebbe tentato di tenerselo.
Difficile, in un contesto simile, chiedere miracoli a Pelletier.
Se aggiungiamo inoltre
che gente come Loeffel o Suri non riesce a ritornare decisiva, in modo
particolare nei power play, risulta difficile pretendere molto da questo
roster.
In retrovia le asssenze dei giovani Riva e Wolf risulta essere più
importante che mai e il ritorno dai Rockets di Zangger e Haussener, con tutta la stima che abbiamo per loro, non può certo trasformare la squadra.
Perciò capiamo il
nervosismo di Hnat Domenichelli a fine partita, sfogato contro i direttori di
gioco che per la verità hanno fischiato qualche penalità dubbia di troppo al
Lugano, su tutte quelle di Arcobello e Heed.
C'è da dire che il difensore straniero con la sua
presenza ha comunque portato un certo equilibrio in difesa mentre la firma di
Wellinger per il Davos non ha portato
certamente tranquillità nello spogliatoio.
Domenichelli dovrà cavare dal proprio
cilindro qualche colpo importante (portafoglio permettendo), altrimenti questo
Lugano non migliorerà da quell'ottavo posto che detiene dallo scorso anno e che
in queste ultime settimane ha purtroppo di nuovo ritrovato.
Samuel Guerra e
Raphael Diaz seppur 35.enne, potrebbero fare al caso suo. Ma salvando i due
stranieri Arcobello e Heed, Lajunen è un buon quinto e Boedker deve assolutamente essere più incisivo.
Domani altro test con il Berna
alla Corner Arena, con gli orsi alla loro prima partita dopo oltre oltre 25 giorni di stop. Difficile capire come si presenteranno in pista.
Sta di fatto che in
questo pazzo campionato sarà il primo confronto tra luganesi e bernesi. Roba da matti.