INIZIATIVE
Via al progetto "Strade sicure"
Lo ha spiegato il Tenente Renato Pizolli, Ufficiale responsabile del Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale ticinese
Pubblicato il 08.03.2022 10:37
di Silvano Pulga
Quello tra gli automobilisti e la polizia non è mai stato un rapporto semplice. In Svizzera, negli anni '80, prese vita addirittura un partito degli automobilisti (il quale aveva, a dire il vero, un programma politico più vasto rispetto a chiedere una maggiore tolleranza nei controlli stradali), che ebbe un discreto successo elettorale.
Ma davvero la polizia è così severa? 
"Logicamente, l'aspetto sanzionatorio ha la sua importanza: chi sbaglia, deve sapere che va incontro a delle conseguenze. Ma il nostro scopo è andare molto oltre" ci ha spiegato il Tenente Renato Pizolli, Ufficiale responsabile del Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale ticinese, che abbiamo sentito sul tema, e che ringraziamo per averci concesso il suo tempo. "Il nostro obiettivo non è quello di sanzionare gli automobilisti, ma dare loro la consapevolezza che il rispetto delle regole è importante per la tutela della sicurezza stradale, che è un bene di tutti. Per questo motivo, in ottica di prevenzione, da ormai 20 anni, esiste il progetto di prevenzione del Dipartimento delle istituzioni 'Strade sicure', di cui sono capoprogetto dal 2019 e la cui commissione è costituita da tutti i principali partner della sicurezza stradale (qui l’elenco sarebbe lungo e non vorrei correre il rischio di creare frizioni interne citandone solo alcuni). In questa sede individuiamo i temi maggiormente sensibili e strutturiamo specifiche campagne di prevenzione che si possono sviluppare attraverso diverse azioni, filmati e incontri nelle scuole e non solo. Il progetto è in continua evoluzione: da due anni, per esempio, stiamo dando spazio alla micromobilità e alle biciclette elettriche, che sono la novità degli ultimi tempi nella circolazione stradale. Tuttavia, grande spazio è dato anche ad altri ambiti, come ad esempio l’approccio alla guida nella terza età." 
Andate quindi anche nelle scuole? 
"La Polizia cantonale e le polizie comunali garantiscono un programma molto apprezzato di educazione stradale nelle scuole primarie. Su richiesta vi sono dei programmi specifici anche per scuole medie e post obbligo. Ma la scuola non è il solo ambito nel quale incontriamo la popolazione: nelle manifestazioni, per esempio, ci presentiamo con un nostro stand dove, attraverso la distribuzione di materiali e consulenza diretta, possiamo intensificare la sensibilizzazione ai vari temi di prevenzione".
Esiste un cliché, secondo il quale l'automobilista ticinese sarebbe più indisciplinato di quello della Svizzera interna. Fino a che punto questa cosa è vera? Qual è oggi la situazione dell'incidentalità in Svizzera e in Ticino in particolare?
"Diciamo che i cliché hanno un fondo di verità. Tuttavia, qua come in altri campi, si tende un po' a esasperare. I dati dell'UPI ci dicono, per esempio, che, negli ultimi 10 anni, dal 2010 al 2020, gli incidenti con danni gravi alla persona nella Svizzera italiana sono diminuiti del 45%, mentre in Svizzera tedesca la percentuale scende all'8% e in quella francese al 26%. Le statistiche delle infrazioni vanno invece lette tenendo conto non solo del numero della popolazione residente, ma anche del numero di controlli e dell'assiduità nel farli. L'incidenza del numero d'incidenti rispetto alla popolazione residente potrebbe apparire, a prima vista, più elevato in Ticino rispetto a quanto accade oltre San Gottardo; tuttavia, bisogna però tenere conto dell'incidenza del traffico autostradale sulla percezione del rispetto delle regole. Pensiamo all'enorme numero di veicoli che transita sull'asse autostradale A2/A13, alle lunghe colonne che si formano per l'ingresso alla Galleria del San Gottardo specialmente nei periodi di vacanza: sono tutti fattori che incidono sulle statistiche, ma poco hanno a che fare con i comportamenti alla guida dei residenti in Ticino. In ogni caso (e questo è il dato importante, a mio avviso), il tasso d'incidentalità grave (con morti o feriti) sul nostro territorio è in linea con quello svizzero, ed è uno dei più bassi in Europa: 22 incidenti mortali ogni milione d'abitanti, paragonabile a quello svedese. Per fare delle comparazioni, la Spagna e la Germania sono a 37, l'Italia è a 53, gli USA a 110. Ovviamente, questo dato è influenzato anche dalla sicurezza della rete stradale e dall'aumento di qualità degli autoveicoli rispetto alla sicurezza passiva, ma molto possono fare l'evoluzione normativa e l'educazione degli utenti della strada. Al di là della paura di essere sanzionati, fa molto la consapevolezza dell'utilità di allacciare la cintura e moderare la velocità. L'evoluzione significa anche un costante adeguamento della legislazione, basti pensare agli importanti effetti sulla sicurezza che hanno avuto l’introduzione dell’obbligatorietà del casco per moto e motorini o quello di avere le luci accese anche di giorno. Obbligo questo che presto sarà esteso alle  e-bike (questa norma entrerà in vigore da aprile).
Abbiamo parlato molto dei giovani. Tuttavia, in Svizzera, abbiamo visto che, in ambito di sicurezza stradale e prevenzione, si dà molto spazio agli anziani. 
"Verissimo. Siamo una popolazione latina e la licenza di condurre, da noi, ha un significato sociale che va oltre l'essere un permesso di guida. Restituirla, ammettendo in un qualche modo di non essere più in grado di guidare, prima che questo sia deciso eventualmente dal medico, alla cui visita sono obbligate le persone dai 75 anni in poi per avere l'idoneità fisica a condurre veicoli, significa anche perdere un po' di libertà personale, e prendere atto di non essere più 'quelli di prima'. Il problema però è che alcuni anziani, oggettivamente, possono far fatica a compiere movimenti indispensabili anche prima dei 75 anni, ed è importante che facciano volontariamente questo lavoro introspettivo. Certo, si tratta di una generazione che è cresciuta con il concetto che tutti gli uomini dovevano saper guidare, con tutto ciò che ne consegue, mentre oggi la mentalità è cambiata: l'autovettura è un mezzo di trasporto, e non uno status sociale. Quest’ultima parte è uno dei moduli che proponiamo nella nuova campagna, ma ritengo che sia meglio non entrare così nello specifico di un solo aspetto. Con una nuova campagna di prevenzione cerchiamo di creare i presupposti migliori per accompagnare le persone con qualche anno sulle spalle, in un percorso di aggiornamento e autovalutazione per giungere ad un livello accresciuto di consapevolezza circa le proprie capacità al volante. Inoltre vengono gettate le basi per identificare anche metodi alternativi di concepire la mobilità”.