CALCIO
"Nessuno si era mai accorto di nulla..."
Parla Ivan Degli Esposti, forse l'ultima persona ad aver visto vivo l'ex presidente Helios Jermini
Pubblicato il 09.03.2022 14:32
di L.S.
È probabilmente stata l’ultima persona ad aver visto vivo Helios Jermini in quel lontano 4 marzo del 2002.
Ivan Degli Esposti, allora direttore sportivo del Lugano, ricorda ancora molto bene quel giorno e soprattutto quel periodo in bianconero.
Arrivato a Lugano nel 2000 in sostituzione di Angelo Maina, Degli Esposti arrivò in un club presieduto da Jermini e in una squadra allenata da Roberto Morinini, probabilmente all’apice della sua carriera.
Degli Esposti, che nella sua carriera da calciatore ama ricordare soprattutto le stagioni trascorse nel Pura con Giuseppe Morotti allenatore-giocatore, capì subito che a Lugano il suo ruolo di DS sarebbe stato un po’ particolare.
“Mi sono reso conto che più che fare il direttore sportivo, avrei dovuto amministrare il club. Morinini amava gestire tutto in prima persona e non conoscendomi, aveva delle remore sulle mie competenze. Il mister stava ottenendo ottimi risultati, la sua carriera era in ascesa e aveva un certo appeal nei confronti di Jermini. I due hanno sempre avuto un ottimo rapporto”.
E con Jermini Lei che rapporto aveva?
“Andavamo molto d’accordo. Io sapevo qual era il mio compito e lui mi ha sempre trattato con grande rispetto. Di lui mi colpiva soprattutto la calma serafica: l’ho sempre visto tranquillo, anche nei momenti più complicati”.
Anche l’ultimo giorno?
“Assolutamente sì. Sembrava sereno, nessuno si era mai accorto di nulla. Avevamo gli uffici del FC Lugano in Via Lambertenghi, lui aveva il suo al piano superiore. Ci vedevamo tutti i giorni e anche quel lunedì mattina avevamo pianificato la settimana entrante, che oltretutto ci riservava il mercoledì la partita contro il Grasshopper a Cornaredo”.
Eppure qualche strana voce già circolava, o sbaglio?
“Sì, è vero, qualche voce c’era, ma poi ottenevamo sempre la licenza senza problemi, con l’avallo di un importante ufficio di revisione. Sembrava tutto a posto, poi con il tempo si è capito che non era così. Si scoprirono le malversazioni e i famosi contratti A e B (bianchi e neri) ai giocatori”.
Torniamo a quel lunedì mattina.
“Ci aveva detto che doveva andare a Milano e che ci saremmo visti al suo rientro, attorno alle 5 in ufficio. Uscì con la sua solita borsa, come un giorno qualsiasi e nessuno poteva prevedere che non l’avremmo mai più visto”.
E quando non lo vide tornare la sera?
“Non pensai nulla, poteva aver cambiato idea ed essere andato direttamente a casa o a un altro appuntamento. Infatti andai a casa tranquillo. Il giorno dopo invece iniziammo a preoccuparci: il telefono era staccato e non era venuto in ufficio. Furono giorni strani, anche perché il mercoledì sera ci fu la partita a Cornaredo”.
E lo si stava ancora cercando…
“Esattamente. Ormai si sapeva della sua scomparsa e tutti ci chiedevano, giocatori compresi, dove fosse finito il presidente. Allo stadio c’era un ambiente strano, soprattutto in tribuna, dove si era abituato a vederlo e a parlargli. Dovemmo inventarci un sacco di scuse per prendere tempo con la gente”.
Poi la tremenda notizia il giovedì.
“Non ricordo chi mi avvisò. Fu una mazzata terribile. Spiace tantissimo, perché con noi si è sempre comportato benissimo e spiace perché ha fatto tanto per il FC Lugano. Purtroppo non ha saputo gestirlo e alla fine ha pagato con il prezzo più alto che ci sia”.