Lo scontro tra corazzate, in Champions, alla fine
lo ha vinto il Real Madrid. Non che la squadra madrilena riceva tante simpatie,
in generale, al di fuori della propria tifoseria: tuttavia, stamattina,
soprattutto sui social, la soddisfazione dei tanti neutrali era evidente. Il
PSG è vissuto un po' come un usurpatore: c'è un filo di fastidio, da parte di
molti, vedendo la raccolta di figurine fatta dalla proprietà, che può
permettersi spese attualmente fuori linea con quelle di tante altre compagini.
Anche se, neppure tanto tempo fa, i tifosi di una squadra ai vertici oltre
confine, con tanti supporter anche in Ticino, si erano augurati che fosse
realtà l'attenzione che il fondo sovrano saudita avesse per la compagine del
cuore, in modo che potesse intraprendere anch'essa quella strada. Per le
stranezze del tifo, oggi molti di loro stanno salutando con gioia
l'eliminazione dei parigini: ma, si sa, su queste cose il male è assoluto
quando veste colori diversi da quelli per i quali si trepida.
Nello specifico, i
parigini avevano in pugno l'incontro, a fine primo tempo, dopo aver vinto,
seppur di misura, all'andata. Si è detto delle colpe di Pochettino: la più
evidente (perlomeno guardando il tabellino) è stata, forse, aver schierato il
portiere di riserva il quale, suo malgrado, con un intervento ingenuo, ha
consentito ai madridisti di riaprire la sfida, a mezz'ora dal termine. Sembra
che, al termine, l'estremo difensore della nazionale azzurra abbia avuto un
franco confronto con Neymar (neppure lui del tutto esente da colpe, sulla
seconda rete dei Blancos): ma sono cose che succedono, in spogliatoio.
Non sappiamo se abbia
vinto il "calcio della gente" e abbiano perso le figurine: il Real,
in fondo, con Juventus e Barcellona, sta portando avanti un progetto sportivo
che si colloca fuori dalla UEFA, e che qualcuno ha giudicato eversivo. Al di là
di questo aspetto, tornando a parlare di cose di campo, ci limitiamo a dire che
il football è gioco che non segue sempre le logiche, che dovrebbero vedere il
più forte vincere: contano, soprattutto in queste competizioni internazionali,
gli episodi, la capacità anche mentale di ribaltarli a proprio favore, le
intuizioni tattiche degli allenatori, la classe di alcuni elementi. Ieri
Benzema ha fatto la differenza; tuttavia, con un pizzico di buona sorte in più,
Mbappé (che pure è andato in gol) avrebbe potuto chiuderla a doppia mandata. Il
PSG ha fallito il proprio obbiettivo: ma può capitare, fa parte del fascino di
questa competizione la quale, non per niente, è considerata la più difficile
d'Europa e, forse, del mondo, perlomeno per ciò che riguarda questo sport. In
passato, ci fu una squadra della Penisola, con molti tifosi anche in Ticino la
quale, nella medesima competizione, vinse 10 partite consecutive, mettendo a
segno 23 reti e subendone solo 2: una di queste, nella finale, unica partita
persa in tutto il torneo. Che vide, infatti, un'altra compagine scrivere il
proprio nome sull'Aldo d'Oro.
Invece, i madridisti
sono stati riportati in partita da un errore del portiere di riserva
avversario, e non solo. Però, non sarebbero bastate le sviste: perché, appunto,
nel calcio conta anche il saper cogliere il momento di debolezza avversario, le
circostanze favorevoli. Questo fa una grande squadra.
All'Inter, per dire, non era riuscito il
giorno prima a Liverpool, e soprattutto per colpe proprie. Sánchez,
l'autonominatosi leone in gabbia, con un intervento autolesionistico aveva
lasciato in dieci i suoi, e nel momento migliore dell'incontro: in vantaggio,
insperato, con gli avversari in difficoltà psicologica, visto che la palla non
voleva saperne di entrare (3 il bilancio complessivo dei legni colpiti dai
Reds, ai quali deve aggiungersi un salvataggio sulla linea di Vidal con pallone
uscito dopo un rimpallo assurdo). Ecco, la differenza tra le grandi
squadre e quelle buone, che fanno da contorno, è questa. Fermo restando che,
anche tra le grandi, a vincere è sempre una sola. E quando due squadre forti
s'incontrano, una dovrà per forza soccombere.