Nel Lugano che
attualmente è secondo in classifica, sta trovando ancora poco spazio.
Eppure, in quei
379 minuti finora giocati da quando veste bianconero, ossia da fine ottobre
scorso, Mickaël Facchinetti ha dimostrato di poter essere molto utile a questa
squadra.
Ha sostituito
spesso a gara in corso lo spagnolo Guerrero, nell’ormai famoso 3-5-2 di
Jacobacci, anche se lui può giocare qualche metro più avanti. Come già fece in
passato nello Xamax o nelle selezioni giovanili rossocrociate.
A Lugano sarebbe
dovuto arrivare nel 2012 ma il suo agente Semeraro, dopo il fallimento dello Xamax
(suo nonno fu lo storico presidente per molti anni), lo portò al Chievo. Un’avventura
che durò poco prima del ritorno a Neuchâtel.
Ieri sera a
Fuorigioco il giocatore ha parlato di questi primi mesi in bianconero.
“In effetti con
il Lugano si parlò anni fa durante quella finestra di mercato ma poi alla fine
non se ne fece nulla. Dopo quasi dieci anni sono qui, vuol dire che era destino. Lo stadio? Me ne parlarono già ai tempi e sono contento se verrà veramente costruito questa volta...”.
E a Lugano
ritrova una società decisamente diversa: quel Lugano era in Challenge League,
questo invece punta all’Europa.
“Siamo un’ottima
squadra che sta facendo un bel campionato. La classifica è corta ma noi
possiamo giocarcela con tutti”.
Difesa ermetica ma
attacco che purtroppo stenta ancora a trovare la via della rete.
“Dobbiamo senza
dubbio migliorare la fase offensiva ma non sono d’accordo con chi dice che
giochiamo male. Spesso usciamo dalla difesa con la palla al piede e riusciamo a
coinvolgere molto bene i centrocampisti”.
E a chi chiede
più spettacolo cosa dice?
“Che certo
sarebbe bello poter fare più gol e giocare un calcio spettacolare ma per ora va
bene così. Stiamo facendo punti e questa in fondo è la cosa più importante. È
vero che non abbiamo tantissime occasioni da gol ma per fortuna spesso
riusciamo a mettere il pallone in rete. In fondo siamo un po’ cinici e questa è
una bella dote nel calcio”.
È stato
importante vincere a San Gallo per evitare di cadere in una piccola crisi,
vero?
“Secondo me non
eravamo in crisi anche se i risultati non arrivavano come pensavamo. Abbiamo
sempre incassato pochi gol a dimostrazione che la squadra aveva un certo
equilibrio. Certo che poi tornare sulla strada della vittoria ci ha fatto molto
bene sia per la classifica che per il morale”.
Spesso questa
squadra ha risolto le partite nel finale: cosa vuol dire?
“Significa che abbiamo
una bella forza mentale, che non ci diamo mai per vinti. Solo chi ha un grande
carattere compie questo tipo di rimonte”.
A proposito di
finale di partita, tu entri spesso dalla panchina.
“Come tutti vorrei
avere più spazio, ma con i cinque cambi sappiamo che entreremo quasi tutti in
campo e perciò siamo molto più stimolati. Credo che questa nuova regola abbia
cambiato molto il calcio e permette agli allenatori di avere tutti i giocatori
sempre in tensione durante la gara”.
Dietro allo Young
Boys c’è una bella lotta. I bernesi sono davvero imbattibili?
“’E una squadra
che ha cambiato poco, che vanta grande esperienza e che vince le gare
importanti spesso senza grossi sforzi. Alla lunga è senza dubbio la più
completa. Dietro c’è grande equilibrio e anche il Lugano può dire la sua”.
Si parla spesso
di arbitri e VAR: a quasi 30 anni (li compirà il 15 febbraio) cosa ne pensa di
questa evoluzione arbitrale?
“Purtroppo sto
notando che con la VAR non c’è sempre la stessa linea: a volte gli arbitri
vanno a vedere il video, altre volte invece no. Se c’è un contatto o una
situazione strana l’arbitro dovrebbe sempre andarli a vedere. Dipende tutto da
lui, ha questa facoltà e perciò non capisco perché ogni tanto non lo facciano”.