Calcio
44 candeline per il re di Bellinzona
Manuel Rivera ripercorre la sua carriera e ci racconta la sua nuova vita
Pubblicato il 16.03.2022 15:11
di Carlo Scolozzi
Nella foto che accompagna questo articolo lo vedete incoronato re, ma a differenza del film lui non è stato re solo per una notte, quella del magico 20 maggio 2008. Lui è Manuel Rivera, che oggi spegne 44 candeline sulla torta del tempo che scorre. Quanti aneddoti, quanti ricordi per l'attuale proprietario del Bar Granata, ruolo che ricopre ormai da sei anni. 
Allora Rivera, con lei non si può che cominciare parlando di Bellinzona. Un commento su quello contemporaneo?
"Sta andando bene, aspettiamo domenica per fare tre punti e accorciare in classifica. Si potrebbe così andare a -5 dal Breitenrain. Ma le gare bisogna prima giocarle e poi vincerle".
Una bella favola, quella bernese, che però mette i bastoni nelle ruote ai granata.
"Mi dicono si tratti di una squadra di dopolavoristi, un gruppo di amici, insomma. A volte fare gruppo è davvero fondamentale, ti dà una grande forza. Il Breitenrain non ha giocatori del calibro di quelli bellinzonesi, ma ha dimostrato comunque di essere solido. Non sono mica primi con otto punti di vantaggio per caso".
Le piacerebbe tornare in granata?
"Sono disponibile, se c'è qualcosa di serio o se posso dare una mano. Per il Bellinzona ci sarò sempre".
La sua ultima esperienza è stata la panchina dell'Arbedo.
"Due anni e mezzo disturbati dal Covid. Pensare che nella prima stagione eravamo primi con sette punti di vantaggio, poi è stato tutto vanificato dal lock down. Avevo un consulente come Kubi e allenavo una squadra di giovani delle regione, alcuni dei quali erano stati con me già nella scuola calcio. Un periodo bellissimo".
Come bellissime sono state altre due stagioni.
"Quelle precedenti, culminate con la promozione del Bellinzona in Seconda Inter e rispettivamente in Prima Classic. Ero l'assistente di Mister Simone Patelli".
Come giocatore, invece?
"Beh, l'apice di una carriera è stato il 2008, anno in cui abbiamo centrato tre risultati: finale di Coppa Svizzera, qualificazione per l'Europa League e promozione in Super League. Succede una volta sola, nella vita".
Un flash dell'avventura europea?
"La gara di ritorno col Galatasaray, a Istanbul. Sono orgoglioso di essere stato il capitano di quella squadra. Proprio io, che ero arrivato a Bellinzona quando avevo solo 15 anni".
Il miglior allenatore che ha avuto?
"Chi mi ha dato tanto sia calcisticamente che umanamente è stato Schönwetter. Mi dispiace che non abbia fatto una grande carriera, pensavo che sarebbe arrivato lontano. Non sono mai andato particolarmente d'accordo coi miei Mister, anche perché ero una testa calda, ma con Paul era diverso. Anche quello con Petkvovic, comunque, è stato un bel rapporto. Ma in quel caso il discorso è differente, perché io e Vlado eravamo stati compagni di squadra". 
È vero che la lasciato la sfera di cuoio per racchetta e pallina?
"Mi sono accorto che stavo diventando gordo (grasso) e ho pensato che fosse meglio fare qualcosa (ride). Gioco in effetti a tennis, lo faccio 3-4 volte a settimana per tenermi in forma. Non mi interessa la competizione, mi diverto così. Il mio campione preferito? Che domanda... Ma è Roger Federer! Sarebbe un sogno conoscerlo. Lui e Ronaldo il brasiliano, che ho avuto la fortuna di incontrare, sono i miei idoli".
Ogni tanto ci va ancora in Perù?
"Certamente, perché la mia famiglia vive tuttora lì, non ho parenti in Ticino. Ultimamente, per via del Covid, è stato comunque complicato tornarci".
La nazionale potrebbe qualificarsi per Qatar 2022.
"Nel 2018 andammo ai Mondiali dopo 36 anni, speriamo di potercela fare anche stavolta. In classifica siamo messi bene, alla peggio disputeremo lo spareggio come quinta classifica, come accaduto quattro anni fa contro l'Oceania".