Calcio
L'Inter in crisi può ancora fare il Tripletino
La squadra di Simone Inzaghi ha già vinto la Supercoppa e si gioca Campionato e Coppa Italia
Pubblicato il 17.03.2022 10:54
di Silvano Pulga
Non si sa se sia un atteggiamento legato alla scaramanzia, alla storia della squadra, costellata di grandi vittorie e anche di sconfitte clamorose (che, a voler ben guardare, fanno parte del passato di tutti i club con grande tradizione), ma è un fatto oggettivo che molti tifosi interisti sono passati, in poche settimane, dall'ottimismo sfrenato a un disfattismo decisamente oltremisura. Oltreconfine si è infatti sempre parlato di "Pazza Inter" (è anche il ritornello di una canzoncina che viene diffusa al Meazza prima dell'inizio delle partite della Beneamata). Chissà, allora, cosa dovrebbero dire della propria squadra i dirimpettai cittadini, che hanno visto più volte sfumare vittorie di campionati e coppe europee in modo quantomeno rocambolesco. Ma tant'è: il calcio vive anche di questi stereotipi che, in fondo, non fanno del male a nessuno.
Al di là degli aspetti folcloristici, la situazione, in testa alla classifica della Serie A, è ancora straordinariamente fluida. Ci crede addirittura la Juventus di Allegri, non fosse altro perché ha la rosa più pagata del torneo, e perché, da diverso tempo, mantiene un ritmo adeguato alla corsa scudetto. Certo, il distacco dalla vetta non è incolmabile; tuttavia, va detto che davanti sono in tre, e che i bianconeri hanno già giocato gli scontri diretti con Milan e Napoli (rispettivamente a + 7 e +4).
Tornando all'Inter, il pareggio contro il Torino, per com'è maturato, ha gettato nella costernazione tantissimi tifosi, come scrivevamo sopra, fino a poche settimane fa entusiasti per la qualità del gioco espresso, oltre che per i risultati ottenuti. La lettura delle pagine social dedicate ai nerazzurri ne è un chiaro specchio. Eppure, andando a vedere la partita, si scopre che l'Inter, tutto sommato, pur non disputando una prova memorabile, è andata più volte vicino al gol, nel corso dell'incontro. Molti, solo pochi giorni prima, avevano esaltato la prova di Liverpool, nonostante la vittoria fosse stata inutile in chiave qualificazione. Avevano preso atto degli elogi di Klopp (fotocopia di quelli fatti al Milan un paio di mesi prima, ma tant'è): è un classico del tecnico tedesco parlar bene degli avversari con lo scopo, neppure troppo mascherato, di dare maggiore importanza ai risultati ottenuti dai suoi.
La realtà della sfida in Inghilterra, oltre allo 0-1 finale, parla di tre legni colpiti dai Reds, un salvataggio sulla linea di Vidal e Škriniar migliore in campo in assoluto. Insomma, una grande prova difensiva e un pizzico di buona sorte, quando lo slovacco tuttofare non è riuscito ad arrivarci. A Torino, i nerazzurri hanno invece sbagliato tanto nei sedici metri avversari, dove sono arrivati in più occasioni, in virtù della loro superiorità d'organico, e hanno trovato alla fine il pari anche grazie a uno svarione della difesa avversaria, che ne riflette fedelmente la posizione in classifica. Si doveva vincere? Certo: ma avrebbe dovuto farlo anche il Milan a Salerno e in casa con l'Udinese e lo Spezia, o il Napoli con l'Empoli in casa. Quindi, niente paura.
In definitiva, l'Inter c'è, e mette sul piatto una rosa che, in ingaggi, costa circa 50 milioni in più di quella dei dirimpettai i quali, in fondo, vantano solo un punto virtuale di vantaggio. Se ci crede il Napoli, che pure la settimana scorsa era stato impacchettato dai ragazzi di Pioli in quella che tutti avevano definito la sfida decisiva, non si vede perché non lo debbano fare Inzaghi e i suoi, al netto dei pianti di buona parte della tifoseria. Qualcuno, oggi, dice che l'Inter è più debole rispetto allo scorso anno (oggettivo, anche se Lukaku e Hakimi non hanno brillato nelle nuove squadre), e che al tecnico ex Lazio era stato chiesto, in fondo, di arrivare in Champions e di passare la fase a gironi del massimo torneo europeo, visto il girone abbordabile. Vero, ma fino a un cero punto: perché alla seconda rosa del campionato in termini d'impegno economico devi chiedere di lottare per il titolo, soprattutto quando la rivale più importante si autoelimina nei primi due mesi. L'Inter resta quindi favorita: ma se dovesse buttare via il titolo, sarebbe troppo parlare di stagione comunque positiva.
Poi, ci sono le vedove di Conte. Silenti, nei giorni dell'addio oneroso del tecnico, oggi riemergono, per ricordare ai fratelli di tifo la fantastica cavalcata del girone di ritorno dello scorso anno. Noi, più prosaicamente, prendiamo atto che, nell'organico nerazzurro, oltre a Conte, è venuto a mancare il suo formidabile preparatore atletico. Quel Pintus, protagonista di tanti meme divertenti durante la preparazione estiva a Lugano, due anni fa. L'uomo che consentì alla squadra nerazzurra di chiudere il primo anno al secondo posto, a un punto dalla Juventus, e di arrivare in finale di Europa League, nonostante le problematiche imposte dal virus, in uno stato fisico ottimale. E, lo scorso anno, di fare un girone di ritorno ai limiti della perfezione. Magari ci sbagliamo, ci mancherebbe. Però, se qualcuno ne avesse voglia, potrebbe andare a vedere i ritmi dell'Inter in questo periodo dodici mesi fa, e quelli di oggi, per fare un confronto. Al netto delle assenze di tre pezzi da 90 come Eriksen, Hakimi e Lukaku. Perdite che potevano incidere se gli avversari per lo scudetto fossero stati ancora Cristiano Ronaldo (con due anni in meno) e una Juventus che, nonostante non s'intendesse con Sarri, giocava a memoria. L'Inter di oggi che, non va dimenticato, è ancora in corsa per il Tripletino (Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa), si gioca scudetto e accesso alla finale di Coppa Italia contro una squadra che ha visto sovente titolari Krunić e Messias. Non proprio la stessa cosa.