Calcio
Mou si prende Roma e l'Italia
Il portoghese ha conquistato la Città Eterna e non solo
Pubblicato il 24.03.2022 09:05
di Angelo Lungo
I protagonisti del campionato italiano sono gli allenatori. Si prendono la scena poiché mancano grandi campioni. I tecnici, nel calcio moderno, sono lautamente retribuiti. Basti pensare che Guardiola guadagna oltre 20 milioni l'anno, Allegri ne percepisce più di 9. E sono contratti pluriennali. Ma mica è semplice il loro mestiere. Ci fosse solo il terreno verde e lo spogliatoio, com'era una volta. Devono gestire 20 ragazzi. Giovanotti strapagati e già milionari. Adulati dai social e dal mondo rutilante che gira attorno. Devono pensare alla tattica, costruire una squadra, formare un gruppo che abbia un'anima e trasformare l'Io in Noi. Ergo sono chiamati a essere ora degli psicologi, ora dei pedagoghi. Certo si avvalgono di staff pletorici. Sono loro l'interfaccia del club con televisioni e stampa. Affrontano orde di giornalisti, pronti a scovare la polemica. Si devono armare di pazienza, arguzia e munirsi di risposte azzeccate.
In Italia, per distacco, l'emblema del mister è: José Mourinho.
È stato chiamato a Roma per ristabilire l'ordine. L'ambiente calcistico capitolino è caotico. Pulsa di istinti e freme. Umorale sino all'inverosimile. Serviva un carismatico, un condottiero, un capopopolo che ora esalta, che ora calma. Su di lui c'erano dubbi. Era quello dell'era interista? Oppure quello smunto dell'ultimo periodo? Dubbi speciosi: il portoghese in Italia si sente a casa. Riesce a dare il meglio di sé. Dopo la roboante vittoria nel derby, il pianeta giallorosso lo ha incoronato definitivamente. La sua gestione della partita è stata esemplare: sul 3 a 0 ha fermato gli olé irridenti della Curva Sud; terminata la gara è scappato e lasciato la scena ai suoi giocatori. Il campionato è asfittico di personaggi: Allegri ha un ghigno tra l'isterico e il nevrotico, sprizza presunzione senza essere provocatorio; Inzaghi è pallido, travolto dall'esistenzialismo interista, sembra già sconfitto; Pioli pare un insegnante di Matematica, è un normalizzatore; Spalletti è indecifrabile, pencola tra la calma e l'ira.
Mou non è un fine tattico, probabilmente a Roma non vincerà nulla, ma è colto, intercetta, nonostante l'età, i tempi. E questo basta. La Serie A ha bisogno di uno come lui e non viceversa.