CALCIO
Italia: no gol, no Qatar
Gli azzurri eliminati dalla Macedonia del Nord, sono ancora fuori dai Mondiali
Pubblicato il 25.03.2022 08:43
di Silvano Pulga
Il grande successo planetario del calcio è dovuto alla sua semplicità: due squadre, due porte, un pallone. Scopo del gioco: buttare quest'ultimo, facendo uso solo dei piedi, nelle porte citate. In estrema sintesi, tutto si riduce a questo. Vero, poi, che per fare questa cosa, da decenni s'inventano tattiche e sistemi che riducano la possibilità che ci riescano gli avversari aumentando, nel contempo, le proprie, e che tutto ciò abbia fatto versare fiumi d'inchiostro (e, oggi, faccia impiegare anche milioni di byte di memorie dei server), rendendo tutto più complicato. Tuttavia, la sua semplicità, unita al fatto che, a differenza di altri sport, l'aspetto tattico possa consentire (a volte, ovviamente) ai più deboli fisicamente di prevalere sui più forti, ribaltando una legge naturale, ne fa uno degli sport più amati nel mondo, se non quello più seguito in assoluto.
In estrema sintesi, questo è successo ieri sera al "Barbera" di Palermo. Intendiamoci: che la strada per il Qatar fosse irta di difficoltà, per i campioni d'Europa in carica, era già stato detto. Gli Azzurri, in caso di qualificazione, erano attesi dal Portogallo di Cristiano Ronaldo (il quale, come da pronostico, anche se con qualche patema, è venuto a capo della Turchia) nella Penisola Iberica: partita difficile. Tuttavia, che l'undici di Mancini avrebbe avuto ragione, in casa, di Alioski e compagni, era dato praticamente per scontato. Le quote delle principali agenzie di scommesse davano il successo dell'Italia a 1,18/1,22, mentre quello dei balcanici era pagato tra le 12 e le 15 volte. In termini di pronostici, un'enormità.
Il calcio, come scrivevamo, è semplice: per vincere, devi segnare un gol in più di quelli con le maglie di colore diverso. I padroni di casa, ieri, hanno calciato verso la porta avversaria 32 volte; ma solo in 5 occasioni hanno centrato lo specchio. Hanno fatto il 64% di possesso palla, riversandosi nella metà campo avversaria, e finendo per soffocare sé stessi. In quella densità nell'area ospite, ben 16 sono state le conclusioni ribattute dai difensori macedoni. Stesso numero per i calci d'angolo, mai sfruttati con un colpo di testa vincente, o una seconda palla, che dovrebbero essere le soluzioni vincenti, in questi casi. Così dicono i manuali, perlomeno.
Agli Azzurri è mancato il guizzo nei 16 metri finali. Insigne, Immobile, lo stesso Berardi non sono rapinatori d'area, ma giocatori che danno il meglio di loro negli spazi aperti, in velocità. In mezzo al campo, Verratti è stato tra i pochi a sopravvivere al naufragio. Ma si sono viste poche discese sulle fasce; e, del resto, sarebbe mancata una torre in grado di buttare i traversoni, di testa, alle spalle del portiere.  Per il resto, poche occasioni (una, nella prima frazione, sprecata da Berardi, dopo un regalo del portiere avversario, e altre tre nella ripresa, capitate rispettivamente due sui piedi dell'attaccante del Sassuolo e una su quelli di Pellegrini), tanti errori e, soprattutto, grande difficoltà, appunto, a trovare la porta avversaria. Emblematica l'ultima occasione capitata, appunto, a Pellegrini il quale, entrato in area, non contrastato, anziché concludere verso la porta, ha allargato sul secondo palo, fuori misura per Berardi, tra l'altro coperto da un difensore macedone. In pochi secondi, lo specchio della gara degli Azzurri. 
Chi, invece, il gol lo ha segnato, è stato Trajkovski al 92'. Contropiede, pallone controllato di petto, rasoterra da fuori angolato e secco, portiere che si butta ma non c'arriva: proprio come ci insegnavano, da ragazzini, all'oratorio. Perché il calcio è una cosa semplice, e i tiri a effetto, all'incrocio dei pali, sono invece roba difficile, per quelli bravi. Quelli normali devono fare le cose più facili: correre più forte degli avversari, mettersi davanti a loro quando provano a tirare in porta, chiudere gli spazi dietro, raddoppiare. Ecco, il calcio non è roba complessa, lo possono giocare anche quelli che non sono dei fenomeni. E, alla fine, magari, riescono a battere gente che aveva 15 volte più di loro la probabilità di vincere. Secondo gli algoritmi. I quali, però, sono roba complessa, messa giù da geni informatici. E il football, invece, è roba meno complicata, da persone normali: però è capace di regalare serate così. Meno male.