L’Italia è un paese di conservatori. Il calcio non fa
eccezione. Magari uno prova a inventare qualcosa di nuovo e funzionante, ma ne
è talmente affascinato che il nuovo invecchia tra le sue stesse mani a velocità
supersonica. Mancini è solo l’ultimo della serie, ma fateci caso: Valcareggi,
Bearzot, Vicini, Sacchi, Lippi, Prandelli: prima al top e due o quattro anni
dopo al flop. Tutti loro fedeli alla linea delle reclute entusiaste tramutate
in irrigiditi pretoriani. Conservatori acclarati che, come nel caso di molte
opere d’arte della Penisola, le lasciano deperire.
L’Italia è deperita dopo un Europeo vinto con un certo
merito innovativo, ma si è disseccata contro la grande Svizzera, sì, ma anche
sotto i colpi di squadroni come la Bulgaria, l’Irlanda e la Macedonia, entrambe
del Nord come la Corea del ’66. Tutto perché il Mancio non se l’è sentita di
innovare ancora, proponendo invece gli stessi di otto mesi prima senza
accorgersi che il mondo andava avanti senza di lui. Nel finale di gare ha
perfino ributtato in campo Chiellini, per fare cosa non si sa, forse per
difendere lo zero a zero, e invece sul tiro di Trajkowski il Giorgione si è
girato come al campetto e ciao ciao.
Prima ci aveva provato a inserire il bimbetto Raspadori come
massima invenzione, mandandolo a sbattere anche lui contro le guardie macedoni,
per restare alle metafore belliche che tanto piacciono ai media latini.
Eppure il Mancio l’aveva capita che buttava male: dopo due
minuti era già consumato dal nervoso, travolto da soliloqui e alla perenne
ricerca di conforto nei volti impietriti di Oriali e Vialli.
Come tutti i conservatori suoi padri, non ha provato niente
in questi mesi, lasciando a casa quelli che potrebbero sembrare elementi di
disturbo. Uno è Zaniolo e l’altro è…
Indovinate: è uno che ieri sera l’avrebbe buttata dentro,
magari dopo aver litigato con tutti i compagni tra una passeggiata e l’altra;
uno che non è mai stato accolto bene dal gruppo, ma nemmeno dalla Nazione; uno
al quale hanno fatto tutte le pulci possibili; uno che è uno spirito libero e
un po’ incosciente. Uno che però la stangata buona l’avrebbe piazzata e non
avrebbe nemmeno esultato, ombroso com’è.
Esatto, indovinato: Mario Balotelli.
Ma per i conservatori sarebbe stato troppo vincere così.
Meglio perdere. Ci rivediamo nel 2026. Forse.