È
uno dei punti dolenti del calcio italiano: la mancanza di un
centravanti. La Nazionale è priva di un grande bomber. Il terminale
dell'azione, colui che conclude. E tutti sono d'accordo: la squadra
di Mancini fa un grande volume di gioco, ma non concretizza.
Il
Campionato racconta che su 20 formazioni, solo 5 schierano un
attaccante autoctono come titolare. Tutto è ruotato attorno a
Immobile e Belotti, due onesti calciatori. Il primo fa sfracelli con
la sua Lazio, ma con la maglia degli azzurri ha mostrato tutti i suoi
limiti. E dietro, per il momento, nessuna valida alternativa. Sta
andando di moda l'esegesi di Scamacca e Raspadori. Si era pensato, in
tema di eterno ritorno, di richiamare, dalla Turchia, Mario
Balotelli. Cammina, probabilmente, per il campo, ma la potenza del
tiro, forse, è rimasta quella di un tempo.
Eppure
un centravanti del Belpaese ai Mondiali rischia di esserci.
Si
tratta di Gianluca Lapadula di cittadinanza italiana, naturalizzato
nel 2020 peruviano. Il nostro, uscito dalle giovanili della Juve,
milita nel Benevento. Ha un trascorso, anche, nelle file del Milan
che lo acquistò nel 2016. Nel 2018 viene convocato dalla Nazionale
italiana per due volte, ma non è mai schierato. Nel 2017 partecipa a un'amichevole non ufficiale contro San Marino. Per le
regole della FIFA non risulta mai sceso in campo con gli azzurri.
Inizia l'iter burocratico, ottiene la cittadinanza peruviana, per via
di sua madre, e risponde alle convocazioni dei sudamericani.
Il
Perù, per volare in Qatar, avrà bisogno di un spareggio. E ha
eletto a beniamino: Gianluca Lapadula detto “El Bambino”, un
novello eroe dei due mondi.
Il
calcio al tempo dei social è un villaggio globale. Tutto rimanda,
tutti si possono esprimere. Le lacrime di dolore degli italiani sono
giunte ai peruviani. Questi ultimi sono certi: “Lapadula se non
segna, dà una mano e ci mette tante 'huevas' in ogni giocata”. Il
lemma è dozzinale ma icastico. Ecco cosa si sarebbe persa l'Italia.
Un
celebre guaritore locale ha portato a termine un rito propiziatorio,
consacrando Lapadula alle divinità delle montagne delle Ande e alla
Madre Terra.
Rimane
ancora lo spareggio e ora l'attaccante è rientrato a Benevento:
terra di Streghe.