CALCIO
Ridotti a tosaerba automatici
Gli arbitri e il VAR: un rapporto sempre più difficile o forse... di comodo
Pubblicato il 04.04.2022 22:18
di Giorgio Genetelli
La neve cade e imbianca intanto che il giudice e la corte si consultano, anch’essi vittime e carnefici del regolamento tecnologico chiamato Var. Il tribunale è allestito al Letzigrund, ma la camera di consiglio è a Volketswil, al caldo e al chiuso. Un mondo digitale decide i destini delle aree di rigore, ancora pregne di sudore e sospiri. Ci sono centimetri, appoggi, grammi e fotogrammi, passi, tutto un soppesare noioso. Le passioni si smontano e si rimontano, così, annodate nei cavilli e prigioniere di competenze regolamentari che sono panacee per le incompetenze vere. Mentre la neve cade e se ne frega, maledetto rimasuglio di un mondo che fa ciò che gli pare.
Non ne posso più di questo aggeggio che ha stravolto il gioco e i giocatori, elevando l’arbitro a protagonista assoluto e spesso inadatto. In questi due giorni nella Svizzera ghiacciata, da Zurigo a Losanna ne ho viste di tutti i colori, rigori non visti e riapparsi, fuorigioco segnalati e rimangiati, reti annullate e poi convalidate. Falli e falletti, tuffi e tuffazzi, grida di dolore finto e preso per buono, come a teatro. Frantumazioni vere e presunte, schermi occhiuti, fischi spropositati o ritardati, bandierine inchiodate a terra.
Non ne posso più di questo aggeggio che ha stravolto anche gli arbitri, ormai incapaci di distinguere a occhio nudo uno strattone da un pizzicotto, una carezza da uno schiaffo. E nel momento di massimo impettimento, come una statua con tutti gli occhi puntati su di sé, l’arbitro sta con una mano all’orecchio in attesa dell’aiutino. È il protagonista, attorno a lui vagolano giocatori questuanti che vengono invitati alla calma da sapienti gesti con la mano libera, come un padre che invita a non rompere coi chupa-chups.
In un mondo così, vigilante e rigido come l’inverno del nostro scontento, come fai a ritrovare la fanciullezza del gioco o l’erotismo dello sbaglio? Contano solo le revisioni, l’insipienza, l’appiccicaticcio regolamento orwelliano. Di automa in automa saremo ridotti come i tosaerba programmati dal divano. Dopo, bofigh su.