Hanno stupito e
non poco le parole del capo degli arbitri Daniel Wermelinger che ha criticato
manifestamente l’intervento di Bieri, addetto al VAR per la partita San
Gallo-Lugano, per essere intervenuto domenica a correggere l’errore di
valutazione del collega sul campo Feday San.
Ma cos’è
realmente successo? Molto semplice. Il centrocampista del Lugano Macek entra in
area e viene toccato da dietro dal difensore sangallese Staubli.
Feday San dice in
cuffia che non ha visto bene l’azione. Ci può stare, ci mancherebbe.
Dopo qualche secondo
il VAR lo richiama a rivedere l’azione. Ricordiamoci che l’arbitro non può
andare a vedere l’azione di sua spontanea volontà ma deve sempre essere
richiamato dal VAR.
E questo fortunatamente
accade.
Il VAR si accorge
che esiste un contatto tra i due giocatori e richiama Feday San che umilmente
accetta l’invito dei colleghi che stanno guardando il video e si avvicina al
piccolo schermo.
Pochi secondi per
capire che Staubli tocca Macek: è sacrosanto rigore.
Maric va sul
dischetto e trasforma quello che sarà il gol che decide la partita.
Verrebbe da dire che
il VAR ha svolto perfettamente il suo lavoro. E invece no. Invece il capo degli
arbitri critica il VAR. Il motivo? Il VAR deve intervenire solo quando c’è un
contatto chiaro e inequivocabile che l’arbitro sul campo non ha visto.
Ma cosa significa
chiaro e inequivocabile? Ma un tocco da dietro, mentre si è in corsa, non è chiaro
inequivocabile? Ma allora cosa lo è?
La verità, spiace
dirlo, è che ancora una volta la regola è troppo interpretabile. E qui non
parliamo di regole del gioco ma di norme di intervento. E ciò è ancora peggio.
Queste norme
infatti sembrano ancora una volta studiate e pensate per continuare a lasciare
l’arbitro in campo in una posizione di egemonia assoluta, invece di accettare
che il VAR, che siede dietro una scrivania e vede tutto con assoluta precisione
(o quasi) possa esigere che l’arbitro verifichi le proprie decisioni.
Di questo passo
le polemiche non finiranno mai ma soprattutto, questa disparità di
comportamenti alllungherà la striscia di errori rimettendo l’utilità (o
inutilità) del VAR al centro del dibattito. E forse è proprio ciò a cui punta
qualcuno.