CALCIO
"Felice per lo Zurigo, dove ho passato gli anni più belli"
Renzo Bionda ripercorre la sua carriera e gli anni sulla Limmat, dove vinse due titoli e due coppe
Pubblicato il 06.04.2022 09:35
di Enrico Lafranchi
È normale che Renzo si entusiasmi parlando del suo soggiorno a Zurigo. Ma, ad anni di distanza, con il sincero rammarico di non averlo prolungato sino alla chiusura di carriera: “Ho sbagliato, tornando indietro non avrei preso questa decisione”.
Forte di una consolidata esperienza calcistica (10 anni con l’AC Bellinzona) nella squadra della Limmat aveva dato un apporto di alta qualità. Non a caso il presidentissimo Edy Nägeli lo aveva accolto a braccia aperte e i media ne avevano esaltato la sua autorità nel ruolo di libero davanti alla ‘leggenda’ Karl Grob: “Con l’arrivo del giocatore ticinese la squadra ha ora una difesa imperforabile” – scriveva il Blick. Al suo rientro in Ticino un giornalista, che lo aveva definito un “libero scientifico”, scrisse: “Purtroppo lo Zurigo deve registrare quest’anno (1976) la partenza di Renzo Bionda (Chiasso) e di Daniel Jeandupeux (Bordeaux). Una grave perdita, tanto più che Köbi Kuhn e Rosario Martinelli hanno un anno in più e René Botteron ha offerte dall’estero: c’è bisogno di rinforzi importanti!”.
“Mi è dispiaciuto tantissimo mollare ma è successo che uno dei miei figli, Massimo, stava per iniziare la scuola elementare. In più quell’anno mi ero ancora visto garantire il mio posto di lavoro a Bellinzona”.
Qualcosa non è però andato come credeva: “In effetti il Lugano mi aveva fatto la corte, c’erano stati seri contatti con Camillo Ferrari (l’allora presidente che pure ha dato moltissimo ai bianconeri, è doveroso ricordarlo, ndr). Il fatto è che da libero giocava Fredy Gröbli e così la trattativa sfumò”.
Per fortuna nella città di confine Ernesto Parli gli aveva fatto suonare campane ottimistiche: “Ho un bel ricordo anche di quel periodo, anzi magnifico: in rossoblù giocai con Altafini, Prosperi, Cappellini, Michaelsen, felice di ritrovare anche l’amico Rosario…”.
Il discorso torna a questo punto allo Zurigo, non tanto alle notti trionfali (di campionato e coppa) quanto ai suoi compagni di squadra scomparsi: “Lo scorso dicembre è venuto a mancare anche Hilmar Zigerlig. Ormai la vita è fatta così, oltre a Rosario non ci sono più neanche Karli, Köbi, Fritz e Timo: eravamo una gran bella squadra!”.
Di Konietzka, giocatore-allenatore che cosa ti piace ricordare?
“Timo era tutto casa e pallone. Viveva davvero per il calcio, quando passavo da Rorschach mi fermavo a salutarlo al ristorante della sua compagna".  
E di Edy Nägeli?
"Vivevo in casa sua a Höngg! Eravamo praticamente in famiglia, i miei figli giocavano con una sua nipotina. Per loro era il ‘Grosspapi’, persino Massimo e Simone lo chiamavano nonno… io gli tagliavo l’erba del giardino con la falce... (ride, ndr)".
Anche da presidente Nägeli era una persona eccezionale, la sua immagine inconfondibile: cappello di feltro, occhiali, il tradizionale sigaro tra le labbra. Era solito accogliere i giornalisti con un sorriso al ‘Tabakfass’ o al “Café Naegeli” alla Stauffacherplatz.
“Era un presidente-manager, abile e anche furbo. Se lo Zurigo aveva molto più pubblico del Grasshopper è perché al Letzigrund i ragazzi sino ai 14 anni, per sua iniziativa, entravano gratis di modo che ne diventavano suoi tifosi:”.
Veniamo al presente, la squadra allenata dal tedesco André Breitenreiter sta volando, a 13 anni dall’ultima conquista, verso il titolo:
“Finalmente al Letzigrund è arrivato un allenatore che capisce qualcosa di calcio. Breitenreiter è riuscito a formare un’ottima squadra pur senza grandi giocatori. Marchesano è un discorso a parte, ogni anno che passa Antonio fa vedere che ha i piedi sempre più buoni: va pure regolarmente in gol. È un ‘gioiello’ che Ancillo Canepa si tiene ben stretto, non a caso gli ha rinnovato il contratto per altri tre anni”.
A proposito di presidenti Bionda mette sul piedistallo Angelo Renzetti: “Indiscutibilmente un grande competente di calcio e non solo perché ha giocato”.
A Bellinzona la memoria si apre sui big danesi dei bei tempi passati: “Con Herluf Bang ho giocato da ultimo a Chiasso, Jörn Sörensen non lo vedo più da qualche tempo, c’è stata di mezzo anche la pandemia, so che suo nipote Aris è un talento, mi fa piacere che giochi con i rossoblù”.
Con Renzo abbiamo parlato di diverse altre cose, dalle sue presenze in fine di carriera nel calcio regionale alla Scuola calcio del Preonzo di cui è tuttora responsabile. Chiaramente nella nostra lunga e piacevole chiacchierata si è soffermato a più riprese sul “suo” Zurigo: “È bello sapere e vedere che si ricordano di te, vuole dire che c’è continuità. Tanto per dirne una Konrad Kyburz, titolare con il fratello di una tipografia, invia spesso a noi ex giocatori delle foto. Poi in città c’è il ‘FCZ Museum’ che vale per davvero la pena visitare: ci sono anche quattro libri con ritagli di giornali accuratamente messi da parte da mia moglie e fotografie: il tutto confezionato in quattro libri che mi sono stati regalati quando ho compiuto i 70 anni. Sono cose che restano”!
Detto tra noi, Renzo sarà ben felice di ritrovare a maggio il ‘suo’ Zurigo campione svizzero…