CALCIO
Sì alla nuova formula della Super League anche se...
Un'idea interessante con alcune criticità: ad esempio la finalissima per il titolo
Pubblicato il 08.04.2022 09:24
di Silvano Pulga
Tempo fa, su questa testata, avevamo proposto una modifica all'attuale formula della Super League la quale, come sappiamo, presenta delle criticità. Abbastanza a sorpresa, nei giorni scorsi, la SFL, con un comunicato stampa, pubblicato sul proprio sito ufficiale, ha presentato un progetto che riprende, in parte, i nostri suggerimenti, con l'aggiunta di una terza fase di playoff, che cadrebbe nel mese di maggio. 
Questa scelta è stata giustificata, in un'intervista a Nicola Martinetti del Corriere del Ticino da Michele Campana, Chief Operating Officer del FC Lugano e membro del Comitato della SFL, col fatto che i giovani amano le partite decisive. Inoltre, essendo a maggio, con la stagione dell'hockey e dello sci concluse, questi avvenimenti sportivi sarebbero in grado di attirare pubblico negli stadi e davanti alla televisione. 
L'idea non è sbagliata, sicuramente. Come avevamo sostenuto a suo tempo, allo sviluppo della massima serie del campionato elvetico servivano essenzialmente due cose: l'allargamento delle squadre partecipanti, per allargare il bacino d'utenza, e una formula che consentisse, anche alle squadre di metà classifica, di avere degli obiettivi sportivi da inseguire, in modo da tenere alta la tensione anche a stagione avanzata.  
Tutto bene, quindi? La sensazione è che ci saranno resistenze, e che l'approvazione del progetto non sia così scontata. Le parole di Campana, rivolte all'ASF nell'intervista sopra citata, sono state chiare ("Per quanto riguarda invece l’approvazione dell’ASF, ipotizzo che una federazione che non si occupa di calcio professionistico a livello di club non si metterà di traverso nei confronti di quanto verrà discusso"), e hanno individuato una delle possibili voci critiche. E la conferma, manco a dirlo, è arrivata qualche giorno dopo, sempre via Corriere del Ticino, per bocca di Pier Tami, coordinatore delle squadre nazionali svizzere, intervistato questa volta da Max Solari. L'ex allenatore del FC Lugano ha infatti parlato di "Primo passo", al quale dovrà seguire, a suo parere, l'allargamento anche della Challenge League: "Intervenire sulla Challenge League sarà altrettanto cruciale. Anche qui, ma è una mia idea, aumentando il numero di compagini al via. L’inserimento nel calcio professionistico, purtroppo, non è ancora ottimale per i giovani svizzeri. Al termine della formazione ci si attarda troppo in Prima lega. E la conseguenza è che molti, troppi giocatori si perdono per strada." 
La sensazione, come scriveva appunto Max Solari nell'introduzione dell'intervista a Tami, è che la riforma del massimo campionato svizzero di calcio sia più attenta all'intrattenimento sportivo e meno a quello di favorire un percorso di crescita per gli elementi più promettenti del calcio svizzero, in ottica crescita della Nazionale. Il problema, anche qua, è di carattere logistico ed economico: non è facile trovare, in Prima Lega, squadre in grado di restare stabilmente nell'orbita del calcio professionistico. L'esempio immediato è quello del Breitenrain, protagonista una grandissima stagione quest'anno, ma il cui futuro sportivo, in caso di promozione ottenuta sul campo, sarà legato a un concreto aiuto esterno dei "Fratelli maggiori" dello Young Boys. E anche questa è una realtà con la quale fare i conti, che qualcuno, in SFL, evidentemente ha già fatto. 
Intrattenimento sportivo vuol dire, ovviamente, soldi in arrivo. Non è un mistero che il calcio svizzero si rivolga anche al mercato estero: gli ultimi risultati della Nati, uniti al trasferimento di diversi giocatori elvetici, negli ultimi lustri, nelle squadre dei maggiori campionati europei, potrebbero in effetti attirare l'attenzione di partner esteri per il campionato nostrano, considerato una fucina di talenti. Logico che serva, a questo punto, una formula attrattiva. Tuttavia, restiamo un po' in dubbio sui playoff, perlomeno per ciò che riguarda l'assegnazione del titolo. 
Se è vero, infatti, che in diverse realtà (anche nella vicina Penisola) i playoff vengono utilizzati per mettere in palio posti di promozione alla categoria superiore, è anche vero che la vincente del campionato non viene messa in discussione. Una serie da 7 partite, come avviene in altri sport, non avrebbe senso nel calcio, e il pubblico, tradizionalmente, è legato ai risultati del lungo periodo, almeno in questo tipo di competizione. Poi c'è la Coppa svizzera, che però è legata a tutto un altro tipo di tradizione e di spirito. Non crediamo che Ancillo Canepa, per dire, sarebbe contento di mettere in palio la probabile vittoria del titolo, in questa stagione, in una doppia finale con Basilea o YB, che sono staccatissime dietro. E non può essere una partita sbagliata (può succedere, del resto, nel calcio) a pregiudicare una stagione. Nell'hockey può accadere, ma siamo al meglio delle 7 partite. Qua no. E questo, probabilmente, sarà un ostacolo non da poco. Affaire à suivre, insomma.