CALCIO
Crus, la vita inizia a 40 anni
Domenica il tecnico del Lugano festeggerà il compleanno in panchina
Pubblicato il 08.04.2022 10:17
di L.S.
Domenica taglierà il traguardo delle 40 primavere: per un ariete, nato in aprile, l'espressione calza a pennello.
Mattia Croci-Torti, volendo un po’ scherzare, diventerà un uomo. In tanti hanno scritto libri asserendo che la vita inizia a 40 anni: l’impressione è che per il Crus sia un po’ così.
Oggi, sul Cdt a firma Massimo Solari, il tecnico del Lugano si racconta, mettendosi a nudo, togliendosi per un attimo la tuta.
Il turbinìo di emozioni che lo stanno travolgendo da settembre, gli ha fatto perdere di vista il tanto atteso traguardo, che solitamente, come ha confidato, era abituato a festeggiare in pompa magna con gli amici.
Domenica invece il Crus siederà in panchina a Cornaredo, per un’altra partita di una stagione che forse nemmeno nei sogni più belli pensava di poter vivere.
Già i sogni: ne fa tanti, alcuni forse premonitori, come quello di battere il Lucerna nella semifinale di Coppa. Tra una decina di giorni sapremo se sarà stato un sogno o… un incubo.
Per arrivare dov’è adesso, il Crus si è “sbattuto” parecchio. A lungo in silenzio, dietro le quinte, a lavorare sodo, a rattoppare le falle nei vari spogliatoi, sempre con grande senso di appartenenza.
Ha ringraziato chi gli ha dato una possibilità nella vita, come Degennaro (il primo a credere in lui), Manna o Renzetti. E aggiungiamo noi, anche la nuova dirigenza.
Non era la prima scelta? È probabile, ma nella vita conta poco.
Ha sconfitto lo scetticismo generale e ora si merita di vivere questo momento. Che si spera possa essere il più lungo possibile.
Confida di non essere mai stato un arrivista, cosciente dei propri limiti. Otto anni di studi per ottenere a giugno il patentino e tanta passione in quello che fa. La sua ricetta è tutta lì. A discapito anche di qualche momento perso in famiglia, con le tre adorate figlie.
Ma la vita dell’allenatore è anche questa: fatta di sacrifici e rinunce.
In questo momento è il miglior tecnico svizzero di Super League. Sono i numeri a dirlo e lui non si nasconde. Accetta il ruolo, capisce che una volta sulla giostra bisogna girare e possibilmente divertirsi. Sempre tenendosi forte, perché è facile cadere. E magari farsi male.
Qualche settimana fa confidò di essere cambiato, di essere più freddo, meno emotivo in panchina.
Qualcuno pensò che fosse già stufo o demotivato. Non era (ovviamente) così.
Aveva semplicemente capito che per diventare un grande allenatore bisogna lavorare sui dettagli. Dallo stare in piedi davanti alla panchina o seduti in conferenza stampa.
Di un allenatore oggi si ascolta e si osserva tutto. E poi si giudica. Il Crus lo sa, non è certo uno sprovveduto.
Così, dettaglio dopo dettaglio, cresce. Diventa sempre più allenatore.
Ci vorranno anni prima di raggiungere la piena maturità, chi è più vecchio si ricorda cosa voleva dire avere quarant’anni. Magari ce lo confiderà tra 10 anni, nella festa per il mezzo secolo, quando riderà di questi giorni e di questa prima indimenticabile esperienza.
Adesso però lasciamolo in pace, che devi uscire per la sua passeggiata giornaliera. Venti minuti in piena solitudine, senza telefono, staccato dal mondo, dagli impegni e dalle tensioni.
Cammina Crus, cammina.
(foto Putzu)