Di
regola, fino agli scorsi anni il calendario delle gare di Coppa del Mondo di
sci alpino era conosciuto, gara più, gara meno, anche per le stagioni a venire.
Oggi come oggi invece Lara Gut-Behrami, Beat Feuz e co. non sanno ancora bene
dove correranno l’inverno prossimo e addirittura… come. Alla sede della
Federscì mondiale FIS, Oberhofen am Thunersee, si tentenna, tanto che una prima
bozza di calendario è stata ritirata negli scorsi giorni dopo una riunione
plenaria (in forma elettronica) da part del “comitato calendario”.
Ma
che cosa sta succedendo? Da una parte va detto che il nuovo presidente della
FIS, lo svedese Johan Eliasch, aveva già predetto dei cambiamenti quand’è stato
eletto un anno fa, allorché batté tra gli altri candidati anche l’elvetico Urs
Lehmann. Nuova, leggi maggiore spettacolarità delle gare e spostamenti
geografici dei luoghi delle medesime; ciò non è nulla di nuovo per chi lo sci
alpino lo segue da vicino come l’autore di queste righe dalla fine degli anni
’70. Il problema, secondo noi, invece è un altro: non è poi così facile inventarsi
cose nuove e applicarle con successo.
A
tutt’oggi, le uniche sicure sono quelle inaugurali di Sölden in ottobre - e che in tutti questi anni si sono
confermate la miglior soluzione per lanciare la stagione - e quelle in Canadà e
Stati Uniti a fine novembre. Per il resto, appunto, si brancola ancora un po’
nel buio. Eliasch vorrebbe organizzare più corse sui continenti americano e
asiatico; in barba, dicono quelli dell’onda verde, a protezione dell’ambiente, voli
intercontinentali con dispendio di energie e via dicendo.
Nel
caso specifico dell’inverno prossimo, attenzione, lo sci va a spigolare contro
il calcio, che si gioca il suo Mondiale in Qatar a cavallo tra novembre e
dicembre, proprio quando il circo bianco corre in Canadà e negli Stati Uniti;
la Germania ha alzato la mano, poiché il partitone tra la Mannschaft e la
Spagna è in contemporanea, il 27 novembre alle 20, a uno slalom femminile e un
super-g maschile…
In
tempi lontani, a fine stagione si tornava oltre Atlantico, dove a dire il vero
a bordo pista si incontrano quattro gatti sugli spalti, non c’è nessuna
copertura televisiva nazionale e l’indomani ne parla un trafiletto sul Denver
Post quando si corre a Vail, a due ore dal capoluogo del Colorado.
Oltre
a più gare nel Nord America, Eliasch vorrebbe tornare anche in Asia; qui, però,
fin sotto Natale la neve è abbastanza scarsa. Ma competitivamente le piste dei
Giochi Olimpici sono sicuramente degne di essere riproposte. Logicamente il
presidente Eliasch, proprietario del produttore di sci Head, pensa
“globalmente”, cioè (cominciare a) sciare (dappertutto) attorno al globo non
senza incrementare le vendite.
Ma
non è finita. Dopo che è già stata affossata la combinata, ora ci sarebbe il
super-g pronto a saltare. E lo slalom gigante da correre in una sola prova. E
un maggior numero di slalom paralleli per aumentare la spettacolarità del
duello diretto.
Il
ritardo di questi giorni ci dice che all’interno della FIS non regna unanimità.
Da parte del segretario generale, il francese Michel Vion, primo campione del
mondo di combinata nel 1982 a Schladming, si sente dire che molte di queste
siano delle “fake news” e che nel 2022/23 siano già previste almeno otto
discese e altrettanti super-g. Tornando a Gut-Behrami e a Feuz, per il momento
possono ancora dormire sonni tranquilli.
In
una federazione molto antica, classica e tradizionale come quella dello sci,
più di una volta le riforme erano più vicine a uno slalom che non a una discesa
libera.