Era
l'Italia degli Sessanta. Il paese volgeva lo sguardo speranzoso e
sognante verso lo sviluppo. L'orizzonte era il progresso. L'esistenza
che prometteva benessere. La democrazia delle opportunità: tutti
potevano migliorare il loro tenore di vita. L'ascensore sociale
cominciava a funzionare: bastava osare ed essere ambiziosi. Si
affacciavano sulla scena pubblica nuovi attori sociali: donne e
giovani. Via dal lavoro duro delle campagne, la meta era la città:
quelle della fabbrica e dei servizi. Contadini che volevano essere
operai e forse un giorno i loro figli sarebbero diventati,
addirittura, impiegati. Milano era al centro di questa mutazione:
volgeva le spalle al Mediterraneo e intendeva replicare il modello
del Nord Europa: quello della ricchezza e dell'opulenza. Attraversava
quei tempi Angelo Moratti. Si inventò petroliere, in un paese
sprovvisto di quella materia prima. Fu un successo. Ma non gli
bastava. Scelse il calcio per prendersi la ribalta sociale. Nel 1955
comprò l'Internazionale. Ma niente: tanti soldi spesi e le vittorie
che latitavano. Nel 1960 ingaggiò con un contratto faraonico Helenio
Herrera, che dirigeva il Barcellona. Era già Mago, ma in Italia la
sua fama si potenziò e divenne leggenda. Il suo nome è legato
indissolubilmente a quello della Grande Inter. Si inventò un ruolo:
l'allenatore moderno, la figura dotata di carisma, potere e che viene
retribuito lautamente. Introdusse metodi di allenamenti innovativi e
che fecero la differenza. Fu sua l'idea del ritiro: l'intenzione era
quella di aumentare la concentrazione in vista delle partite. Certo
aveva a disposizione calciatori formidabili, ma seppe esaltarli e
creò un ambiente granitico e vincente.
Ipse
dixit: “Il fine ultimo è quello di rendere i miei uomini i
migliori calciatori possibili. Vincere uno scudetto o una Coppa dei
Campioni è il risultato di tre fattori: classe, preparazione
atletica e intelligenza. I giocatori di classe li ho, a me spetta
lavorare sulla loro preparazione atletica e sull'intelligenza”.
Esistono
uomini che affrontano le sfide con passione e determinazione,
incedono senza tentennamenti. La loro direzione è: la visione.
Helenio
Herrera nacque, forse, il 10 aprile del 1910 a Buenos Aires.
Auguri
Mago, ovunque tu sia.