CALCIO
Lugano, quando il problema sta nella testa
Bianconeri battuti dal Sion: si sta forse pensando troppo alla partita di Coppa?
Pubblicato il 11.04.2022 08:13
di Silvano Pulga
Quanto conta la testa nel calcio? Tanto. Più o meno della forma fisica? Di più. Perché è la testa che ti fa andare più forte, ti fa rincorrere un pallone che sembra perso, ti fa mettere la gamba in un contrasto. Senza il giusto stimolo mentale, le gambe non ti seguono: ritieni che non serva chiudere sull'avversario diretto, che ci sarà un compagno dietro di te. Se hai in testa una partita importante, magari in un'altra competizione, stai attento a non farti male.
Certo: a fine partita Custodio ha ammesso che qualcosa non ha funzionato, che la squadra è consapevole che lo Young Boys davanti resta raggiungibile, come il terzo posto, e che la testa è concentrata sulla sfida del lunedì di Pasqua a Losanna. Però, in conferenza stampa, il Crus ha ricordato, ancora una volta, che quella partita è maledettamente fastidiosa. Perché si dovrà giocarla in trasferta in Romandia (quindi un viaggio lunghetto), perché la si giocherà su un campo sintetico, tre giorni prima della Partita, e perché bisognerà vedere, al 90', chi sarà arruolabile giovedì sera. 
La testa, purtroppo, non ha energie inesauribili. Lugano è tappezzata di manifesti, persino sui bus gira in continuazione la pubblicità della semifinale di Coppa. Non è la prima volta che capita negli ultimi anni: in fondo, nel 2016, con Zeman in panchina, ci si era ritrovati in questa situazione. Ma si giocava in Svizzera centrale, in inverno, era la prima stagione in massima serie dopo gli anni terribili del fallimento e della relegazione nelle serie inferiori, in un'edizione particolare, con la vittoria nei quarti contro il Köniz prima di Natale, ai supplementari, davanti a pochi intimi, e con Zeman a scappare in stazione a prendere il treno a fine partita, prenotato senza tener conto dell'eventuale protrazione.
Insomma, nulla di paragonabile, a livello di ambiente: si andò a Lucerna da sfavoriti, contro una squadra che in campionato stava facendo molto meglio, seguiti da un manipolo di tifosi, incontrati sparsi qua e là nelle aree di servizio autostradali tra il Ticino e la Svizzera interna. Altri tempi, altro marketing, altri obiettivi. La testa, libera come può esserlo in questi casi, quando il peso del pronostico è tutto sulle spalle altrui.
Non è solo la città a volere la finale: c'è la società, c'è l'ambiente. E ci sono i giocatori: alcuni probabilmente all'ultima possibilità in carriera, altri con il futuro già disegnato altrove. Una finale di Coppa è uno spettacolo già di per sé, in uno stadio gremito, in un ambiente unico: ci ha fatto venire ogni volta la pelle d'oca come inviati, figuriamoci per chi va in campo da protagonista. Ecco, questa probabilmente è la chiave di tutto. Lo ha detto il Crus ieri in sala stampa, lo abbiamo letto negli occhi dei giocatori a fine partita. Ora, però, si va a Losanna, contro una squadra in salute, come ha dimostrato sabato a Berna. Sarà un'occasione per far fare dei minuti a qualcuno, magari, che avrà i giusti stimoli. I biancoblù, sicuramente, faranno giocare, non avendo nulla da perdere. Si provi a pensare alla trasferta in Romandia come a una risorsa, e non un fastidio. Più difficile a farsi che a dirsi: ma fa parte del gioco, ed è un passaggio obbligato per raggiungere una certa dimensione.
Non è facile: le energie mentali non sono inesauribili, come abbiamo scritto sopra: vanno centellinate e, magari, aumentate, con i giusti stimoli, provando a scaricare la grande tensione che si coglie nell'aria. C'è inquietudine: a Lucerna, in occasione del secondo gol, il tecnico luganese ha ricordato come un giocatore alto 1,92 abbia sovrastato, nello stacco, uno che è 10 cm più basso. Ci sta, naturalmente: ma se Marić non giocherà, la situazione si potrà ricreare a ogni palla ferma, dalla tre quarti in su. E questo, quante energie porta via nella testa di chi, sulla carta, è favorito? E il Lucerna, che partita farà? Uno come Frick, che tatticamente non è l'ultimo arrivato, farà una partita alla Tramezzani, chiudendo le fasce e tenendo Bottani dieci metri lontano dai propri sedici metri, puntando poi sulle palle ferme e sulle ripartenze, visto che ha gli uomini per l'una e l'altra cosa? La testa è maledetta, perché va dove vuole lei. Ti fa queste domande, e vuole risposte per tranquillizzarsi. E, oggi, queste risposte, al gruppo, le deve dare il Crus: che ne è, e lo ha dimostrato ieri, perfettamente consapevole. Non sarà facile: e, forse, bisognerà trovare delle vie d'uscita mentali; accettando, magari, che il pronostico non è così scontato. Che Cornaredo finalmente pieno non sarà una minaccia, ma una risorsa: il pubblico sosterrà la squadra, lo ha fatto anche ieri in quella che, forse, è stata la più brutta recita casalinga dell'annata, o giù di lì. Che, a inizio stagione, nessuno avrebbe ipotizzato possibile una serata come quella che sta per arrivare, soprattutto dopo il sorteggio che vedeva i ticinesi contro lo Young Boys. Alleggerire, insomma. Questo gruppo sta facendo tanto, va sostenuto e tranquillizzato: comunque vada, sarà una grande serata di calcio. Vinca il migliore, insomma. Sperando, interpretando una celebre massima di Nereo Rocco, che il migliore sia quello giusto, naturalmente.