CALCIO
Risposte alle domande, retoriche
I giornalisti chiedono, vogliono sapere: intanto a San Gallo si gioca una gran partita
Pubblicato il 12.04.2022 07:43
di Giorgio Genetelli
Prima della partita, mentre mi gusto uno Schübli guardando fuori dalla vetrata dell’Espen… ehm, del Kybunpark, decido che è ora di finirla con le domande senza risposta. Cioè, è ora di rispondere ai quesiti che angustiano i colleghi giornalisti. Le domande retoriche, già. Che secondo me sono richieste di aiuto, forme di incertezza che sgombrerò io stesso una volta finito il salsiccione degli déi. In terza persona plurale, però.
Eccoci.
Gabriele Romagnoli (Repubblica). Quanti anni aveva Mancini quando esplose con la maglia del Bologna?
Letteralmente sedici, ma se lei intende che ora non si fanno giocare i giovani in Serie A e quindi fa una domanda che contenga un esempio lampante, allora le ricordiamo che se Mancini non avesse debuttato, probabilmente non sarebbe diventato allenatore e quindi contro la Macedonia, eccetera.
Emanuele Gamba (Repubblica). Ma cosa può dare uno alla sua innamorata se quella lo ha scaricato dopo avergli giurato amore eterno?
L’errore è rimanere in casa da separati, solo per qualche convenienza. Ma del resto, l’uomo è inadatto alle abitazioni solitarie, a meno che non siano spelonche monouso. Ma immaginiamo che lei si riferisca a Dybala, che non è mica così scemo da mollare immediatamente una Vecchia che lo mantiene. Tanto, il sesso era sparito da un bel po’. 
Luigi Garlando (Gazzetta dello Sport). Dov’è Leao?
Sembra che lei lo chieda da una botte, suvvia esca e se lo cerchi. Ma non il portiere del Brasile che dissentiva con la Democrazia Corinthiana di Socrates. Si cerchi il bellone del Milan, gli faccia fare un corso di ripetizione e poi lo riconsegni a Pioli fatto e finito.
Davide Stoppini (Gazzetta dello Sport). Era solo una questione di testa?
Vedo che si stanno girando in tanti. Calmi, non è rivolta a voi allenatori vicini e lontani. È solo un modo per dire che, poveri noi, dobbiamo fare i conti con responsabilità, traguardi e pressioni. Una questione non da poco, per lo sport che ha perso l’istinto e fuori dalle caverne è nevrotico. Comunque sì, lo è sempre., una q.d.t.. 
Stefano Agresti (Gazzetta dello Sport). Ma è solo colpa sua?
Sì, sempre, di chiunque. Tre avemaria e un paternoster, per punizione, anche indiretta. 
Poi comincia la partita, la più bella vista in Super League in questa stagione e ci scappa una domanda retorica: perché a San Gallo sì e altrove no?
Ragionateci sopra.