CALCIO
Via le braccia
Il fallo di mano continua a far discutere, ma cosa possono fare i giocatori? Tagliarsi gli arti superiori?
Pubblicato il 13.04.2022 20:13
di Giorgio Genetelli
La leggenda narra che Pep Guardiola controllasse le unghie dei piedi ai suoi giocatori, per evitare squilibri inenarrabili in caso di incarnirsi di calli. Forse sarebbe ora che il Pep, e i suoi colleghi, passassero definitivamente al taglio delle braccia dei calciatori, dalla Champions giù giù fino alla Quarta Lega. Sono ormai prolungamenti inservibili, anzi, dannosi. Già ora del resto si assiste a scivolate di tronchi umani con le suddette braccia incrociate dietro come a una veglia funebre. Se qualche disgraziato avesse ancora reminiscenze antiche e provasse a usare le braccia per tenersi in equilibrio e il pallone, putacaso, vi incappasse, scatterebbero sanzioni spaventose tipo il penalty, l’annullamento del gol, i cartellini rossi e gialli. Con disdoro e gogna pubblica per il reprobo che si ostina a restare umano, infrangendo il Regolamento scritto nelle costituzioni arbitrali di tutto il mondo.
Non è più accettabile coprirsi le parti delicate o la testa con le mani e le braccia, per ripararsi dalla pioggia di pallonate che arrivano da ogni dove: bisogna invece soffrire e farsi violenza, nascondendo i vituperati arti superiori con ogni mezzo e offrire il petto. Sono un ingombro imbarazzante, sottoposto in caso di tocco a sonografie prolungate in sala Var, con notevoli perdite di tempo e denaro e ulteriori seccature per la povera classe arbitrale che si vede poi costretta a punire controvoglia le infantili ribellioni al Sacro Regolamento.
Visto che la maggior parte dei calciatori non sa scrivere, il taglio delle braccia (rubate all’agricoltura, tra l’altro) sarebbe un progresso non da poco per la fluidità del gioco, con calo prodigioso di intemperanze e polemiche. Per altre attività manesche, anche notturne, rivolgersi a terzi.