C'è un brutto vizio, nel calcio, soprattutto
nella vicina Penisola: rivalutare le partite (specialmente in Coppa, ma non
solo) sulla base di quanto fatto, in seguito, dagli avversari sfavoriti che ti
hanno battuto. E così, alla luce di quanto fatto dal Villarreal con il Bayern
Monaco, oggi da diverse parti si levano voci che tendono a rivalutare la
sconfitta della Juventus nel turno precedente, in nome dell'impresa degli
spagnoli in Baviera.
Ecco, forse bisognerebbe
iniziare a essere più equilibrati, e fare delle considerazioni un po' più
tecniche, facendo tacere il tifoso che è in noi. Gli spagnoli, in 4 sfide
contro avversari sulla carta favoriti, non hanno mai perso. Tuttavia, le
statistiche (e non solo) ci dicono che, martedì sera, se il Bayern si
fosse trovato, a 5' dal 90', avanti di un paio di gol, non avrebbe rubato
nulla. Il Sottomarino Giallo, in Germania, ha dato una prova di concretezza
maiuscola: 35% di possesso palla, un tiro nello specchio della porta, un gol, e
a due minuti dalla fine. Intendiamoci: quella che noi chiamiamo
"concretezza" in qualche bar del Sottoceneri verrebbe magari chiamata
utilizzando un sostantivo maschile più colorito e, forse, più efficace. Ma è il
bello del calcio.
La partita di Torino è
stata tutta un'altra storia, con i bianconeri calati atleticamente nel finale,
ed Emery a indovinare le sostituzioni, trovando tre gol nel giro di una
manciata di minuti nel finale. Una bella impresa, cercata dal tecnico ex PSG (e
ammiratore delle scarpe sfoggiate, durante un'intervista dopo una partita di
Champions, da Nicolò Casolini: ma questa è un'altra storia) quando si rese
conto che i piemontesi erano arrivati al capolinea. Nessuno lo avrebbe detto,
alla vigilia: ma la differenza tra i vincenti e quelli che non lo sono è il
saper sovvertire il pronostico, quando si sente "l'odore del sangue"
degli avversari. Ci sono allenatori coperti sempre, e altri che sanno osare.
Poi, nel calcio, a volte trovi i risultati per strada; anche se, e va detto, la
mela non cade mai lontano dall'albero, ed essere nei sedici metri avversari a
2' dal termine, dopo essere stati dominati (almeno sul piano del possesso
palla) è certamente un merito.
Però, sia chiaro: questa impresa nulla aggiunge e
nulla toglie alla Juventus e al calcio italiano, apparso mai come negli ultimi
anni a un livello inferiore ai massimi tornei europei. Questo per dire che noi
non entriamo in questo giochetto: la Juventus ha perso col Villarreal perché, in
due partite, ha segnato solo un gol contro i 4 degli avversari che, schede Transfermarkt
alla mano, valgono molto meno dei torinesi. E tanto basta. Bravi gli spagnoli,
anche coi tedeschi, fermo restando che la Coppa risponde a dinamiche del tutto
particolari, che poco hanno a che vedere con i campionati. E non è un caso che,
diversi anni fa, si sia fatta una formula che garantisse a tutti di giocare
almeno sei partite, nella fase preliminare. Come non è un caso che, nel
dibattito svizzero sulla riforma dei campionati, le resistenze più forti siano
proprio sui playoff prima/seconda. Il calcio vive anche di certezze:
rivoluzionarle, storicamente, non è mai stata una buona idea. Riformarle,
invece, è un altro discorso.