Impressiona sapere che una squadra di dilettanti ne
batta una di professionisti. Ma non in una sola partita, no, le sta
davanti anche in classifica dall’inizio del campionato. Lo strano
caso del Breitenrain, che in molti, quasi tutti, non saprebbero
indicare sulla cartina geografica e sportiva della Svizzera. Salgono
sul bus, i ragazzi bernesi, dopo una mattinata di lavoro e di studio;
un pranzetto, tanto per non viaggiare a stomaco vuoto per ore.
Arrivano a Bellinzona dove ad aspettarli c’è una squadra e una
città che vibra nell’attesa del sorpasso, magari definitivo, su
quell’altra autostrada che porta alla Challenge League.
Non si parla d’altro da giorni, a Bellinzona,
l’attesa cresce, diventa passione, muta in ansia e poi via, in
tremila allo stadio per godersi un pezzettino di leggenda da
rispolverare. La serata è magica: Comunale bellissimo, aria tersa,
tepore, tifo. Il Bellinzona è un club di professionisti, i suoi
giocatori possono allenarsi e giocare senza altri patemi
professionali. È in rimonta in classifica, mentre il Breitenrain
tentenna e ha già perso otto punti di vantaggio.
Il Bellinzona segna per primo e mette la serata in
discesa. Solo che va a cozzare e nel secondo tempo subisce due gol e
perde. Perde anche sul piano del gioco e della grinta, come
schiacciato dalla pressione che annebbia le idee.
Ma allora, a che serve allenarsi e fare solo quello,
se poi sono meglio i ragazzi che vanno al campo la sera e solo per
tre volte a settimana?
Che siano meglio l’abbiamo visto l’altra sera.
Afflitti per la débacle granata, in questi giorni abbiamo però
recuperato l’orgoglio, quello di noi tutti che del calcio ne
facciamo un passatempo e che del Breitenrain siamo stati
rappresentati.
Le riflessioni e le risposte le lasciamo a dirigenti,
giocatori e allenatori dell’AceBe, e non sono poche e nemmeno
invidiabili.