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Cornaredo pieno solo con il Lucerna: perché?
Si rinnova la questione relativa al pubblico luganese: tutto esaurito per la gara di Coppa
Pubblicato il 18.04.2022 08:45
di L.S.
Per la semifinale di Coppa Svizzera contro il Lucerna, giovedì Cornaredo sarà al completo: 6390 posti. Una gran bella soddisfazione per il club bianconero, un sostegno importante per la squadra. Mille saranno di Lucerna, gli altri tiferanno Lugano.
Si potrebbe tranquillamente affermare che senza il limite di spettatori imposto da Lega e Federazione, stavolta si sarebbero raggiunte almeno le otto mila unità. E forse anche qualcosa di più.
L’attesa per questa partita, in città ma non solo, è altissima. C’è voglia di disputare un’altra finale, di riscattare quella persa a Zurigo nel 2016.
Da mesi, società, allenatore e perfino i giocatori, parlano della Coppa, mettendo l’accento sull’importanza di questo traguardo. E alla fine hanno convinto tutti: l’obiettivo è ormai quello. E forse, solo quello. Almeno nella loro testa.
Detto questo, è difficile capire come mai il Lugano risvegli l’interesse dei suoi tifosi soltanto in sporadiche occasioni, quando c’è in ballo un trofeo o di fronte un avversario di lusso. Per il resto, nelle “agoniche” 36 partite di campionato, a Cornaredo ci mettono i piedi i soliti noti. Visi conosciuti, che frequentano quelle tribune da ormai settant’anni.
Se è vero che già negli anni 90 a Cornaredo si andava per eventi di grande richiamo (ormai tutti ricordano la partita con l’Inter il giovedì e lo stadio vuoto qualche giorno più tardi in campionato), è anche vero che negli ultimi due decenni, per motivi diversi, si è lavorato poco sull’aspetto legato al pubblico.
Dopo il fallimento a inizio duemila, la società fu salvata dalla cordata Morotti, e lì ci fu una piccola spaccatura tra i tifosi: una parte si sentì tradita e abbandonò il Lugano.
Arrivò poi Enrico Preziosi, a cui interessava soprattutto riportare in A il Lugano e poter iniziare a fare mercato, con una sponda privilegiata come Genoa, piuttosto che l’aspetto sociale del club.
Il presidente del grifone portò a Lugano Pastorello e indiscusse competenze calcistiche, anche se per motivi difficilmente spiegabili, l’agognata promozione non arrivò mai.
Fu decisamente minore l’interesse per implementare una robusta struttura societaria.
Toccò a Renzetti, al suo decennio di passione e successi. La promozione, due qualificazioni in Europa e la finale (ahinoi persa) di Coppa. Anche lui però, per sua stessa ammissione, non ebbe mai quella forza economica e strategica per gettarsi a capofitto nell’enigma pubblico.
C’è chi dice che dipenda dai prezzi dei biglietti, dalla formula del campionato, chi dall’infrastruttura e chi ancora crede che invece non ci sia nulla da fare. Il tifoso di calcio luganese è così: prendere o lasciare.
Ora tocca a Joe Mansueto, o meglio, al suo staff. Soprattutto a Martin Blaser, che se dall’inizio ha specificato di non voler parlare di aspetti calcistici, viste le sue poche competenze, è invece considerato una specie di guru per quanto riguarda la crescita economica e strutturale di un club.
Ecco che così nei prossimi 3-5 anni, grazie al nuovo stadio e alla nuova proprietà, Lugano dovrebbe finalmente potere aumentare la sua base di tifosi e soprattutto riempire la nuova infrastruttura.
Una sfida senza dubbio delicata ma nel contempo affascinante, che partite da “tutto esaurito” come quelle di giovedì, oltre a stimolare il lavoro della nuova proprietà, fanno capire come l’interesse per questa squadra sia concreto. Ora però, bisogna  trasformarlo in amore.