Calcio
Il Milan d'Arabia
L'accordo tra il gruppo Elliot e gli arabi sembra imminente
Pubblicato il 21.04.2022 07:04
di A. L.
La trattativa tra Investcorp e il gruppo Elliot procede spedita. Dovrebbe concludersi durante il mese di maggio. Il Milan, in pochi anni, avrebbe il terzo proprietario. L'ingresso di un simile colosso è destinato a sconvolgere il campionato italiano. I paesi del Golfo hanno una strategia di politica estera chiara: investire nel calcio. Hanno a disposizione risorse finanziarie quasi illimitate e lo sport rappresenta un veicolo promozionale straordinario. Certo i costi di gestione di un grande club sono notevoli, ma il ritorno di immagine che se ne ottiene è rilevante. L'esito positivo dell'accordo costituirebbe un autentico affare per Elliot: registrerebbe un ricavo di 350 milioni di euro.
La valutazione del Milan oltrepassa il miliardo di euro. E fa discutere. Il brand dei rossoneri è indiscutibile. Ma è il sistema calcio italiano che non convince: manca di strutture; il torneo è poco competitivo rispetto ad altri campionati. E la gestione istituzionale, da parte della Figc e della Lega, segue logiche stantie: prevale un tatticismo italico di vecchio stampo.
L'attenzione è stata rivolta, comunque, in Italia. Società sportive americane o club inglesi sono inavvicinabili. Le potenzialità di sviluppo nel Belpaese ci sarebbero: squadre blasonate e un'enorme passione. L'Inter tra Milan e Roma, nell'arco di alcuni giorni, ha portato e porterà a San Siro oltre 130.000 tifosi.
Gli arabi sono, poi, consapevoli che la dirigenza rossonera ha operato con capacità e professionalità. Il modello gestionale di Elliot si è basato su di una strategia precisa: la rosa è giovane; il monte ingaggi è stato abbattuto. Un calcio sostenibile è possibile e può dare anche risultati: visto che il Milan è in piena lotta per il titolo ed è arrivato in semifinale nella coppa nazionale. Basta avere idee e competenza. Il duo Maldini-Massara è affidabile e ha sbagliato poche mosse. Sono dirigenti giovani eppure già esperti. D'altra parte per essere competitivi in Italia non serve molto. Diverso è il discorso, se si hanno ambizioni a livello europeo.