La vittoria ha molti genitori, come sappiamo,
mentre è la sconfitta, di solito, a essere orfana. Il Lugano in finale, però,
lo è soprattutto per meriti propri: una volta tanto il "gruppo",
sempre tirato in ballo in queste occasioni, è veramente stato il protagonista
della serata.
Il Crus, questa volta, è riuscito a far
passare il proprio messaggio. La squadra, nonostante l'assenza del capitano
Sabbatini per squalifica, ha giocato sin dall'inizio a ritmi elevati, mettendo
alle corde l'avversario. La chiave è stata la tenuta mentale, nonostante la
posta in gioco, le pressioni dell'ambiente e lo spettro delle ultime due
sconfitte. Lo avevamo già scritto: la spogliatoio ha raggiunto la propria
maturità, anche se a volte fatica ancora a trovare il giusto equilibrio emotivo
su tutti i fronti.
Hanno risposto presente tutti, anche le
criticate seconde linee. Emblematica, a nostro parere, in questo senso, la
prestazione di Yuri, ultimamente messo da parte, per stessa ammissione del
tecnico di Vacallo. Il brasiliano è entrato in campo con lo spirito giusto,
mettendo in campo fiato ed esuberanza fisica, in un momento complicato per i
suoi. Inoltre, si è presentato sul dischetto per i tiri decisivi. Scelta da
uomini, come ha detto Croci Torti in conferenza stampa.
Non è stato facile: i bianconeri si sono
trovati, più volte, a fare i conti con una situazione difficile dal punto di
vista psicologico. Raggiunti due volte, allo scadere dei tempi regolamentari e
dei supplementari; un gol annullato nel proprio momento migliore che, almeno in
un primo momento, sul campo non aveva trovato nell'immediato spiegazioni
plausibili; Marić che sbaglia il primo rigore della serie, col Lucerna
che invece segna, trovandosi in vantaggio per la prima volta nel confronto.
Diciamolo: mantenere la concentrazione non era facile. Invece squadra e tecnico
ci hanno creduto. Bravo il Crus ad assumersi la responsabilità, tra le altre,
di rovesciare la gerarchia dei portieri di coppa: Saipi lo ha ripagato con diversi interventi decisivi, tra i quali due rigori respinti. Il tecnico di
Vacallo avvera il proprio sogno di entrare al Wankdorf per la finale: saranno
in tanti, anche occasionali, a salire sul bus per la capitale, ma fa parte del
gioco. In tutto questo, speriamo che la società faccia salire sullo stesso
Renzetti: c'era molto di suo nella notte di festa del 21 aprile. Tanti elementi
in campo, lo staff, la spina dorsale dell'organizzazione societaria che, come
nel 2016, si occuperà di portare oltre Gottardo qualche migliaio di tifosi
ticinesi. Anch'essi sono padri putativi di questa vittoria: ieri li abbiamo
visti festeggiare, e ci piace dedicare loro, oggi, un pensiero.
(foto Putzu)