C’è una costante, un fil rouge in tanti gol incassati quest’anno dal FC
Lugano: l’inferiorità nel gioco aereo rispetto agli avversari. Gol incassati su
colpo di testa, o sfruttando qualche spizzata di un compagno saltato più in
alto di un terzino bianconero, sono una trama vista spesso, coi sottocenerini
in campo. Lo disse una volta Croci Torti, commentando il gol del pareggio
incassato a Lucerna qualche settimana fa: quando un giocatore alto 1,84 salta
con un altro che è 1,92, in genere quest’ultimo prevale.
Ci è stato detto, correttamente, che a volte giocatori non altissimi hanno
grandi qualità in elevazione. Vero anche quello, così come è oggettivo che un
giocatore con queste caratteristiche, in riva al Ceresio, non ci sia, e che la
contraerea ticinese, oggi, può contare praticamente solo su Marić. E non è un
caso che Bottani, alla vigilia della semifinale di Coppa, rispondendo a una
domanda fattagli da un giornalista della RSI, che gli chiedeva quali degli ex
compagni avrebbe voluto in campo, abbia risposto, senza esitare, Čovilo. Vale a
dire un baluardo quasi insuperabile nel gioco aereo, in grado anche, in qualche
occasione (per esempio a Sciaffusa, in coppa svizzera) di risolvere
situazioni intricate. Rigorosamente di testa, manco a dirlo.
Fatta questa premessa, che da sola non basta a spiegare il tutto, ma che ci
auguriamo sia considerata quando si deciderà, quest’estate, di tornare sul
mercato, dobbiamo dire che ieri, a San Gallo, la squadra non ci è dispiaciuta,
nei primi minuti. I luganesi, contro un avversario che non aveva nelle gambe i
supplementari, avevano messo in campo una fase di contenimento abbastanza
efficace, in attesa di capire se ci sarebbero stati degli spazi per far male
agli avversari. L’episodio del rigore (ne ha già scritto in modo esaustivo il
direttore, e siamo d’accordo con lui) ha certamente scompaginato i piani,
mettendo a nudo limiti peraltro ampiamente attesi, e accentuati da errori
individuali a carico di elementi che, giovedì, non avevano giocato. Scontata la
rabbia del Crus a fine partita: senza quelle topiche della retroguardia forse
la sfida si sarebbe potuta raddrizzare, fermo restando che, nella ripresa, con
tre reti di vantaggio, i ragazzi di Zeidler hanno sollevato il piede
dall’acceleratore.
Scontati i commenti a fine partita, da parte praticamente di tutti: non è
questo il Lugano che vedrete, il 15 maggio, a Berna. Su questo non ci piove.
Nonostante tutto, pensiamo che il gruppo abbia energie fisiche e mentali che
gli permetteranno di presentarsi al meglio all’appuntamento del Wankdorf.
Certo, come diceva il Crus, ci vorrà molta, molta più cattiveria sottoporta, e
un altro atteggiamento, da qua alla finale, a partire da sabato sera contro il
Grasshopper. Vero che la vittoria dello Young Boys rende tutto più difficile in
ottica terzo posto; però, sarebbe una bella cosa presentarsi allo Stade de
Suisse davanti in classifica al San Gallo. Non cambierebbe niente, all’atto
pratico: ma sarebbe un segnale forte a un ambiente che, ieri, ha dimostrato
tutto il suo entusiasmo, riempiendo lo stadio e facendo man bassa di magliette
celebrative della finale. In Ostschweiz sono in tanti a pensare, specialmente
dopo la partite di domenica pomeriggio, di avere già la coppa in bacheca:
bisogna far loro venire qualche dubbio in più. E dare loro la consapevolezza
che, a Berna, i palloni che ieri sono stati parati dal portiere o fermati da
qualche difensore, saranno calciati con molta, molta convinzione. Il resto sarà
conseguente.
(Nella foto di Graziano Chiodero, lo scontro tra Zigi e Durrer)