CALCIO
Il passato si chiama Locarno, il presente è granata
Gabriele Gilardi, amministratore unico dell'AC Bellinzona, parla del momento e del suo arrivo
Pubblicato il 28.04.2022 08:23
di Enrico Lafranchi
Gabriele Gilardi, braccio destro di papà Stefano per lunghi anni allo stadio del Lido, è ora di casa al Comunale.
Il suo trasferimento solleva in città, soprattutto nel vicinissimo “bar Granata” (a nemmeno 100 metri dai cancelli dello stadio) dell’ex “enfant prodige” Manu Rivera curiosità e interesse negli “incontri ravvicinati” di tifosi (del tipo chi e che cosa ha spinto un locarnese a mettere il naso in casa nostra).
Vediamo di parlarne con il diretto interessato partendo dai tre punti incamerati sabato. Precisiamo che l’avvocato Gilardi è amministratore unico dell’ACB SA.
Gilardi, con il Nyon vittoria importante, ora siete di nuovo a soli 2 punti dal Breitenrain:
"Facciamo tanti piccoli passi, tutti sofferti. Ma è normale che sia così".
Nel primo tempo si era messa male:
"Bisogna continuare a camminare e a credere, non mollare di un centimetro. E lo stiamo facendo bene".
Un ottimismo incrollabile:
"Si vede che la squadra c’è anche nelle giornate storte o quando non riesce a sviluppare subito il gioco. Nel secondo tempo ha ingranato bene, forse sono calati gli altri: c’è stato il “momentum”".
Momentum decisivo durante la pausa?
"E chi lo sa che cosa è successo nelle mura sacre. È capitato di sicuro qualcosa, anche in campo. I giocatori nei secondi 45 minuti erano molto più concentrati sull’obiettivo. E pazienti sino al momento dell'occasione: quando c’è stata non l’hanno sbagliata".
Hanno fatto di necessità virtù:
"Dobbiamo essere concreti ma anche realisti perché siamo ancora secondi, non abbiamo la licenza (rifiutata in prima istanza, ma non dovrebbero subentrare problemi, ndr) e il campionato non è ancora finito".
Dunque?
"Si tirerà una riga alla fine di queste giornate di pioggia e di freddo. Bisogna soffrire in silenzio e andare avanti".
Facciamo una pausa… Ci puoi spiegare perché è venuto a Bellinzona?
"Anche qui lunghi sentieri e intrecci… Ogni tanto me lo chiedo anch’io (ride)"!
Come è finita con il Locarno?
"Lo abbiamo passato di mano quando era il momento che finisse".
D’accordo, ma abbiamo visto com’è andata:
"Io non ho più fatto niente".
Siete stati contestati…
"Fa parte del gioco, anche il pubblico, i media, gli allenatori in tribuna dicono tutti la loro. Nella vita quello che fai, lo fai con volontà, in buona fede cercando di mantenere sempre i tuoi principi (sani, incontrovertibili)".
… e anche attaccati!
"Non mi interessa quello che dice la gente perché io faccio sempre quello che penso".
Perché la famiglia Gilardi, padre e figlio, non ha reagito?
"Non abbiamo replicato, è vero. Non abbiamo mai reagito con virulenza perché nella vita, nel lavoro e nella passione ognuno è libero di non farlo (cioè di non reagire, ndr").
Il Locarno è ancora nel cuore di Gabriele e Stefano?
"Sempre. Ma ora io sono qui a Bellinzona".