CALCIO
La strada rossa
Il Liverpool vince e affascina per il suo gioco "heavy metal"
Pubblicato il 28.04.2022 09:50
di Giorgio Genetelli
La distruzione dei laboratori prosegue con la parte seconda di Anfield. La parte prima l’avevano assolta il giorno precedente il City e il Real, con i giocatori a dare fuori di matto ammalando il mondo di tifo. Ma a Liverpool hanno pensato di evolvere l’arte, affondando il Villareal, che forse ci doveva pensare cento volte alla bontà di chiamarsi Yellow Submarine nella città degli Immortali Scarafaggi.
Klopp l’aveva detto sei anni fa, al suo arrivo sulla Mersey: noi non prepariamo sinfonie, noi faremo heavy metal. Rullino i tamburi dalle parti di Rulli, allora, il Geronimo portiere ultimo dei baluardi da opporre alla gragnuola rossa come sabbia dei deserti.
Se a Manchester il guru Guardiola prova a tracciare linee infinite come Le Corbusier, il Liverpool è graffito da strada, Banksy notturno e provocatorio nel distillare la complessità producendo imprevisti. Lanci di Alexander-Arnold che sembrano partire dall’oceano per arrivare sulla porta di casa come scatolette di confetti; volate a baricentro basso di Robertson dall’altra parte; randellate di Fabinho al centro da alternare ai pizzi di Alcantara. Ma è davanti che si torna agli stradoni impolverati d’Africa e Sudamerica, e del nostro passato remoto: Salah-Mané-Diaz andata e ritorno centomila volte al giorno.
Ah, la strada, così sommersa dalla modernità travolgente, piena di casamenti e macchine di latta e acciaio, vuota di bambini e palle. Ma poi riappare lancinante nel tuono di Anfield, the road, con giocate così semplici da sembrare ingenue, vedi alla voce dribbling del colombiano, che non si perde un’occasione per andare avanti a sfidare le leggi della compenetrazione dei corpi. Ma gli altri due compagni sono adusi da tempo immemore ai giochini di punta e sponda, come quando in tutti i continenti vibranti di gioventù il fuorigioco non è previsto e si va d’istinto, dal Sud all’Est, in direzione sublimata e opposta.
Fuorigioco che dentro l’area si trasforma in una katana che affetta ispirazioni, un po’ di qua e un po’ di là. Ma Salah e Mané se ne impippano: tocco di punta del primo, tocco di punta del secondo, Geronimo fuori dai tempi, palla nel sacco. Boato che la terra tremare fa, la bellezza misteriosa e angosciante del sisma. E il laboratorio è disintegrato di nuovo.
Non smettete mai, please.