Pioli
è in trasformazione. È ammaliato dal profumo inebriante della
vittoria. All'improvviso un normale può diventare speciale. Tutto
pareva fermo e immobile, la sua carriera sembrava non promettergli
che panchine medie. Poche speranze di vincere, ambizioni risposte e
nessun sussulto. Il Milan lo ha scelto casualmente. I dirigenti
rossoneri volevano Spalletti. Ma la vita è fatta di variabili e
coincidenze, un caos che sporadicamente trova un ordine.
Ora
non è solo un tecnico. È un condottiero che sta portando i suoi
giocatori verso il trionfo, l'orizzonte dove si trova lo scudetto sta
per essere raggiunto. Sente che sta facendo l'impresa e il suo
marchio sarà indelebile.
Suona
le corde dell'orgoglio, sprona fino all'inverosimile i suoi
calciatori. Li definisce come forti, dei leoni; sono arrabbiati
perché sono sottovalutati; lamenta uno scarso credito.
La
vittoria contro la Fiorentina l'ha definita liberatoria. Una tensione
domata. Ma ha parlato di energie che percepisce nell'aria, quelle che
sospingono. La sua è una squadra giovanissima, ma non sta tremendo.
È consapevole che non può sbagliare. E sta gestendo le pressioni.
La
ricetta è semplice: “Io credo che la nostra sia una catena di
montaggio perfetta, che parte dall'alto perché il club ha dato
fiducia e sostengono i nostri giocatori, i dirigenti credono nel mio
lavoro”.
Eppure
Pioli è stato riscoperto. Sacchi, dalle colonne della Gazzetta dello
Sport, ha sottolineato il suo ruolo determinate. Tutto suo il merito. Il
Milan ha uno stile ben preciso. Ha un gioco moderno, conforme a
quello europeo. E l'Inter, la sua contendente, si esprime con un
gioco antico. Tipo quello che andava in voga negli anni 60: molto
nazionale e poco internazionale.
Pioli
sta arrivando, dove molti si fermano. È la volontà di andare oltre:
attraverso l'armonia collettiva e lo sforzo individuale. Il Diavolo
ci crede sempre: si ferma solo al fischio finale, quando ha dato
tutto. Non vuole rimpianti. Quelli li vuole lasciare a Inzaghi e al popolo nerazzurro. Si racconta, poi, che Pioli sia interista dall'età di 10
anni. Ma questa è un'altra storia. E nella vita si cresce, mica si
può rimanere dei bambini.