CALCIO
Guardiola e il topolino
Il suo City subisce sei reti in due partite: senza Messi lo spagnolo non riesce a vincere in Europa
Pubblicato il 05.05.2022 08:27
di Giorgio Genetelli
Ultrapensiero, quello di Guardiola. Nel senso che in una settimana è andato imperterrito in tilt a furia di pensare al suo calcio offensivo, nonostante noi gli dicessimo di rallentare e di seguire una logica difensiva sulla quale appoggiare le sue illusioni. Ma niente, troppo plebea la cosa. Infatti, il Pep si bea del termine inglese “Overthinking”, che gli è stato nefasto in qualsiasi dopo-Messi abbia frequentato, pensando che la Champions fosse il suo regno. Non che in parte non lo sia, le sue squadre fanno sempre man bassa di gironi, salvo poi cominciare a tentennare nei primi turni a eliminazione diretta e a franare in semifinale, con la chicca della finale perduta l’anno scorso. Non si può dire che non onori il calcio, è solo che il calcio non onora (più) lui.
Ieri sera al Bernabeu l’Ultrapensiero l’ha portato perfino a snaturarsi, ma sempre in avanti, provando a difendere attaccando. Però senza brio, sempre a recintare i suoi dentro a una montagna di idee incinta del topolino, che è comunque uscito e pareva bastare, con quel gol di Mahrez in capo a un’azione dove il Real sembrava difendere come il City, cioè male.
L’orrida difesa con i piedi al gelo e l’attacco incappucciato hanno portato al disastro, con Ancelotti che si beava placido nella sua sola tattica: incutere terrore con la presenza, il miedo escenico, e aspettare la zampata dell’elefante che schiaccia il suddetto topolino, in barba alle leggende. La cosa al Carletto gli era già riuscita col PSG e col Chelsea, ma niente, Guardiola ha scacciato la tradizione confidando nelle sorti magnifiche e progressive. Dimenticando che dietro ha due tra i peggiori difensori visti quest’anno, Ruben Dias e Laporte (rivedere l’azione che ha portato al rigore e tenerla fuori dalla portata dei bambini). Talmente inadeguati, i due, che perfino Cancelo e Walker gli stavano lontani, forse per non contagiarsi. Risultato? Sei reti subite in due partite.
Pareva farcela, aveva quasi illuso tutti. Con il Real sotto di un gol e spiaccicato a terra dai due palloni che Grealish ha spedito attraverso tutta linea di porta, senza entrarvi, il City ha subito il sorpasso in un minuto a un soffio dalla fine.
Allora: okay che il Real ha sette vite, ma il Pep cosa chiede alla sua squadra prima di cominciare? Di non pensare all’andata che tanto la sopravvivenza del Madrid è un caso? Che vincere la Liga qualche giorno fa porti la Casa Blanca ad accontentarsi? Che le tredici Coppe dei Campioni (a zero) sono il passato e non giocano?
Secondo noi sono domande che si è fatto solo a sé stesso, rispondendosi tre volte sì, fregandosene dell’ambiguità, per poter passare in fretta all’Ultrapensiero e da lì alla catastrofe, la solita che lo travolge in Europa da quando ha lasciato Messi. Pensiero unico, altro che Overthinking.