CALCIO
"Una telefonata di Mansueto? Mi farebbe piacere..."
Mattia Croci-Torti, ospite ieri sera a "Detto tra noi", si confessa a dieci giorni dalla finalissima
Pubblicato il 05.05.2022 09:47
di Red.
Si conoscono da quando sono ragazzi e forse per quello, la chiacchierata che ne è scaturita, è sembrata un caffè tra amici.
“Detto tra noi”, la trasmissione condotta da Andrea Leoni su Teleticino, aveva ieri sera come ospite Mattia Croci-Torti.
Maniche corte, tatuaggi in vista, a dieci giorni dalla finalissima del Wankdorf il tecnico ha parlato un po’ di tutto, aprendo il cuore anche all’emozione e ai sogni.
E a proposito di sogni, il Crus ha confessato che “avevo sognato di vincere la semifinale contro il Lucerna, mi ero svegliato almeno tre volte durante la notte. Finora non ho ancora sognato la finale, vediamo se capita nei prossimi giorni”.
Per il Crus, che da settembre allena il Lugano, la vita è cambiata in questi mesi. Com’è normale che fosse. Se n’è accorto quel giorno che è andato in centro a Lugano a fare delle commissioni.
“Mi ha fermato tantissima gente, mi chiedevano di raggiungere la finale. Ora ovviamente tutti mi chiedono di vincere, di riportare la Coppa in Ticino. Noto nella gente la voglia di festeggiare dopo un paio di anni difficili. Certo, la pressione si sente, siamo pagati per vincere ma anche per perdere. Questo è lo sport, bisogna saper accettare i verdetti. Non è facile essere allenatore in Svizzera, ci sono soltanto dieci allenatori di Super League”.
Non è un rompiballe, confessa, al giorno d’oggi bisogna saper gestire le dinamiche che si presentano in uno spogliatoio, anche se ammette che qualcosa nella nostra società gli dà un po’ fastidio.
“Noto una certa deresponsabilizzazione, è sempre colpa del maestro e dell’allenatore se le cose non vanno bene, mai dell’alunno o del calciatore. Quando io avevo delle difficoltà, i miei genitori mi spronavano a impegnarmi di più, non davano la colpa agli altri”.
La scaramanzia fa parte del calcio, inutile nasconderlo. E il Crus non lo fa.
“Lo ammetto, sono scaramantico. Anche in questo percorso di Coppa è stato così, ho ripetuto alcune abitudini. Un esempio? Prima delle partite sono sempre andato a pranzo con René Morf, storico capitano del Lugano. È una persona che mi piace incontrare e che mi dà certezze”.
Dicevamo delle emozioni. Un tecnico deve essere una persona forte, che davanti alla gente e alla squadra non lascia trasparire debolezze. Il Crus lo sa, anche se poi ammette che ogni tanto queste emozioni bisogna buttarle fuori.
“Ogni tanto piango, quando sono da solo. L’ultima volta stamattina, quando ero in bicicletta. Sento che ogni tanto devo scaricare queste emozioni, cose che non si possono fare davanti agli altri, dove bisogna sempre stare con il petto in fuori. Rifletto sulla Coppa, mi dico che devo vincerla, che sarebbe bello regalare questa gioia alla gente e immagino la folla in piazza. Non è facile gestire tutto ciò”.
Si parla anche di Mansueto, degli Stati Uniti, della proprietà oltre oceano. E il Crus ammette che “non ho mai parlato direttamente con Mansueto, lo faccio con i responsabili di laggiù, che non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto. Qui a Lugano invece c’è Carlos Da Silva, con cui mi vedo e mi sento tutti i giorni. Non mi possono veramente lamentare”.
Stuzzicato da Andrea Leoni ammette: “Una telefonata di Mansueto prima della finale mi farebbe piacere ovviamente…”
E aggiunge: “Questa proprietà è stata un po’ “folle” a dare in mano la squadra a uno come me, che non ha nemmeno il patentino (lo sta concludendo proprio in questi giorni, ndr). Sarò sempre riconoscente per la fiducia che mi hanno accordato”.
Il Lugano fratello povero dei Chicago Fire? In fondo è un po’ così, ma lo sapevano tutti, anche se per giudicare le intenzioni di questa proprietà a Lugano bisogna aspettare ancora. “Eravamo coscienti che il Lugano fungesse da “farm-team”, ma questo non è assolutamente un problema. Sono contento con i giocatori che sono arrivati in questo periodo e sono certo che in futuro arriveranno altri giocatori importanti. I nomi che ho visto mi fanno ben sperare e garantiscono una solidità al Lugano del futuro”.
Si chiude con il contratto, che scade nel 2023. Si aspetta un rinnovo?
“Non ci ho mai pensato, sono concentrato sul momento. Posso iniziare la stagione con il contratto in scadenza, non ci sono problemi. Non sono una persona che ha bisogno di certezze per il futuro”.
E fa bene il Crus, perché questo mondo, ormai non regala più certezze a nessuno. Lui lo sa, tra un sogno, un pianto e tanto impegno, va avanti per la sua strada. Quella che gli hanno insegnato i suoi genitori, quella di un ragazzo che è arrivato dal basso e che si tiene stretto con le unghie ciò che ha costruito in questi anni. Com’è giusto e bello che sia.