Palmeiras,
l’esempio vien dall’alto
Nuovo
record di contagi in Brasile (28 mila nella giornata di ieri): il
paese sudamericano consolida la seconda posizione al mondo dietro
agli Stati Uniti. Eppure... Eppure c’è gente (o gentaglia, fate
voi) che pare non preoccuparsi minimamente di quanto sta succedendo.
Fra questi ci sono gli oltre cinquemila tifosi del Palmeiras che
sabato notte sono scesi in piazza a Sao Paulo a festeggiare il
trionfo della loro squadra in Copa Libertadores (1-0 al Santos). Le
immagini che riprendevano persone esultare senza mascherina e senza
rispettare le misure del distanziamento sociale hanno fatto il giro
del mondo. Da notare che lo stato di Sao Paulo è quello più
pesantemente colpito dal Covid-19 sul territorio nazionale. Uno
spettacolo triste ma che non stupisce: in Brasile si fatica ad
accettare l’idea secondo la quale bisogna fare sacrifici per uscire
dalla crisi o quanto meno attenuarne le conseguenze. Se poi il
cattivo esempio viene dall’alto (vedi presidente Bolsonaro), beh,
allora non ci si deve meravigliare troppo. Allo sbando.
HCL,
la rivolta dei peones
Per
diversi secoli in Sudamerica e in America Centrale si usò il
sostantivo peones per definire i meticci, gli indiani o i diseredati.
Il grande Gianni Brera lo introdusse nel gergo sportivo per indicare
quei calciatori scarsamente considerati ma che danno alla squadra un
contributo essenziale grazie alla loro attitudine generosa. Ecco:
vedendo all’opera Zangger e Haussener nelle ultime partite ci è
venuto in mente questa similitudine. Due giocatori che sono stati
erroneamente dimenticati a Biasca e che grazie all’impegno e
all’attaccamento alla maglia hanno saputo dare impulsi importanti
ad un Lugano che soffriva terribilmente dal punto di vista
caratteriale. L’averli richiamati dalla Riviera ha sconfessato, in
un certo senso, una scelta fatta dallo staff tecnico e dal direttore
sportivo la scorsa estate. “Devo
ammetterlo: ad inizio stagione ci son rimasto parecchio male quando
ho ricevuto questa comunicazione dal club” ha
detto Zangger che, ricordiamolo, con Kapanen giocò diverse partite
in prima linea. Di lui e Haussener, il Lugano avrà ancora bisogno:
grinta, cuore e intensità sono valori da cui non si può
prescindere. Veri peones!
Rino
Gattuso, uno di noi
Il
giudizio tecnico sull’allenatore lo dirà la storia. Ma sull’uomo
e sul professionista crediamo non ci siano dubbi: in un calcio in cui
tutto è permesso e tollerato, anche gli insulti razzisti e le botte
fra big, Rino Gattuso, detto Ringhio, è una mosca bianca. Allenatore
coerente, se possibile retto e refrattario ai malvezzi del football
moderno, in questi giorni deve difendersi dagli attacchi dei social e
pure del suo presidente De Laurentiis, per i quali il Napoli dovrebbe
stare là davanti a lottare per lo scudetto. A parte il fatto che i
partenopei non sono lontanissimi dalle prime posizioni e devono
ancora recuperare una partita, l’atteggiamento del produttore
cinematografico lascia pensosi: è probabile che dietro alle sue
sparate ci sia una strategia ben precisa: far fuori Gattuso per dare
spazio ad Allegri. Il campione del mondo ha capito l’antifona ed ha
già avvisato che non si aggrapperà a questioni contrattuali. “Non
resto dove non mi vogliono. I soldi non mi interessano. Alleno per
passione”. Leggenda.