Missione compiuta, dunque. Il Lugano ritrova la vittoria, la prima
in stagione contro una squadra che lo precede in classifica. E lo fa bene,
soffrendo in alcuni momenti ma, soprattutto, mostrando equilibrio e il giusto
atteggiamento mentale. Il Crus lo aveva detto, nelle scorse settimane: non è
questo il Lugano che vedrete in finale di Coppa a Berna. E, infatti, tecnico e
staff stanno modellando la loro creatura per la partita dell'anno, con la città
e il Cantone che stanno rispondendo presente (oltre 8.000 i biglietti venduti
sinora, un successo). Una vittoria, quindi, che fa morale e classifica
(dimezzato lo svantaggio in graduatoria con i bernesi, al terzo posto). Certo,
il calendario dei ticinesi è di quelli che fanno tremare i polsi: ma si fa
calcio per vivere questi momenti, per giocarsi questi traguardi. Lo sa la
squadra, lo sa il Crus, lo sanno i tifosi e l'ambiente.
Certo, lo Young Boys non è quello straripante di dicembre,
dei 4 gol di Siebatcheu. Abbiamo parlato con Lustenberger a fine partita,
ed era piuttosto amareggiato, sia per com'era finita sia, soprattutto, per la
prestazione sua e dei suoi. A Berna si staranno ponendo delle domande e,
probabilmente, a fine stagione si daranno delle risposte. Ma ne parleremo
magari più avanti, tra qualche giorno, a stagione chiusa.
La partita ve l'ha già raccontata il direttore ieri sera, subito
dopo il fischio finale. A noi, come scrivevamo sopra, è piaciuto
l'atteggiamento, la capacità di tanti di adattarsi a uno schema inusuale,
differente anche da quello di sabato scorso contro il GCZ. Difesa a quattro sì,
ma a trazione anteriore, con Bottani a giostrare largo sulla fascia per evitate
di venire risucchiato dai centrocampisti avversari, più forti fisicamente, in
mezzo al campo. Ottima anche oscura l'opera a centrocampo di Sabbatini e
Lavanchy a protezione della difesa, fondamentale Lovrić in fase di
possesso palla per ripartire, ma spesso presente quando c'è stato da duellare
di sciabola contro il possente centrocampo bernese. Amoura, che forse nella prima
frazione voleva strafare per recuperare il tempo perduto, nella ripresa è
diventato più concreto, segnando due gol, e arrivando addirittura a insaccare
la sfera su palla ferma contro una difesa, come quella bernese, alla quale deve
decine di centimetri e diversi chili.
Bene anche le seconde linee, che avevamo dovuto maltrattare nelle
scorse settimane. Il lavoro paga, evidentemente, e dietro ce n'è tanto, fatto
da tutti (giocatori, tecnico e staff) con la consapevolezza e il rispetto dei
tempi di ragazzi giovani, non abituati a queste temperature, e che devono
raggiungere il livello giusto dal punto di vista atletico e mentale. Certo,
come diceva Ziegler, a fine partita, dispiace aver lasciato per strada punti
apparentemente più facili che oggi, guardando la classifica, avrebbero fatto
comodo. Però il Lugano c'è, cresce come la pasta del pane lasciata a lievitare
prima di essere lavorata: questa era la risposta che si aspettavano i tifosi
(sempre pochi sugli spalti di Cornaredo, ma tant'è) in attesa del grande balzo
oltre Gottardo, domenica prossima.
In cauda venenum, dicevano gli antichi romani. Da dimenticare,
infatti, la prestazione ieri di Saipi. Il portiere, praticamente mai impegnato
nella prima frazione, è caduto in un errore grossolano a inizio ripresa, che ha
portato sotto i suoi nel punteggio. Ci sta: pioveva, il pallone era bagnato,
anche se si è trattato più che altro di una questione legata al gesto tecnico,
sbagliato anche se elementare. Tuttavia, il giocatore è crollato dal punto di
vista mentale. A fine partita, sempre Ziegler ci ha detto di averci parlato in
campo, di averlo rincuorato, di avergli detto che capita di sbagliare, che la
squadra avrebbe rimediato (come accaduto, tra l'altro). Il ragazzo però ha
ceduto psicologicamente, e la voglia di riscattarsi davanti a pubblico e
compagni gli ha provocato uno stato di frustrazione il quale lo ha portato, a
pochi minuti dalla fine, a compiere una reazione inconsulta nei confronti di un
avversario, che ha avuto come conseguenza l'espulsione e la relativa possibile
esclusione dalla finale, in caso di squalifica per due giornate, dovuta al
rosso diretto. Nelle prossime ore sapremo: certo, la cosa ha avuto conseguenza
tangibili nell'ambiente e, a fine gara, i commenti erano quasi tutti concentrati
su quello anziché su risultato e prestazione dei ticinesi, senza contare
i musi lunghi che abbiano intercettato nei dintorni della tribuna centrale di
Cornaredo.
Bravo però il Crus prendere in mano la situazione. In sala stampa,
il tecnico di Vacallo non ha girato attorno alla cosa, non ha cercato scuse, ha
detto che il suo giocatore ha sbagliato, e che potrebbe pagare un prezzo
personale altissimo per questa cosa: sottinteso, che non avrà bisogno di dover
fare lui ancora qualcosa. Del resto, si tratta di un ragazzo giovane, in
crescita: e queste cose accadono proprio a chi non è ancora abituato a reggere
psicologicamente certe pressioni. Peccato, ovviamente, anche se già
nell'immediato si valutavano le contromisure formali da prendere prima di domenica,
in modo da permettergli di esserci in finale. Ma il Crus ha voluto, per prima
cosa, mettere le cose in chiaro: comunque vada, il Lugano ha un uomo del
livello adeguato da mettere tra i pali domenica. Si va avanti: si attenderanno
le decisioni formali del giudice sportivo, e poi si vedrà se ci saranno gli
spazi regolamentari per trovare una sospensiva (possibile squalifica di due
giornate valida anche per la Coppa, trattandosi di rosso diretto). Però, nel
caso, giocherà Osigwe, del quale tecnico e squadra hanno fiducia e stima.
Letto, confermato e sottoscritto: questa è la nostra posizione ufficiale, buon
lavoro a tutti. Ecco, forse qualche giovane, in squadra, deva ancora affinare
il proprio modo di stare in campo. Il Crus, invece, uomo che sa stare al mondo,
ha imparato alla svelta a muoversi nel modo giusto, anche davanti a situazioni
del genere. Bravo lui, e chi, nell'autunno scorso, aveva capito che valeva la
pena scommettere su quest'uomo giovane, ma che mastica calcio in campo e fuori,
ha una fame incredibile, una voglia e un entusiasmo che trasmette a chi lo
circonda ed è felice di ciò che fa e di dove lo fa. Adesso, qualche ora di
riposo e poi, da lunedì, inizia la settimana più lunga del calcio ticinese da
qualche anno a questa parte. C'è tensione, ovviamente: ma chi ama il calcio,
questi momenti, vorrebbe viverli sempre. Quindi, avanti a tutta forza verso
Ginevra prima, e Berna poi. Sperando che la destinazione finale del viaggio,
domenica sera, sia in Piazza Riforma.