CALCIO
Il calcio dà, il calcio toglie
La finale Lugano-San Gallo potrebbe sistemare i conti in sospeso di qualche protagonista
Pubblicato il 11.05.2022 04:03
di Silvano Pulga
Qualche stagione fa, durante una conferenza stampa, Fabio Celestini, allora tecnico del Lugano, se ne uscì con una frase che, oggi, ci terrà compagnia: "Il lavoro è importante, è la base di tutto. Il calcio dà, il calcio toglie: però, alla fine, restituisce tutto quanto, se si sono fatte le cose bene."
Oggi, a pochi giorni da questa sfida, la più importante della stagione, chissà perché ci sono venute in mente queste parole. Ovviamente, non possiamo sapere, a questo giro, a chi darà, e a chi toglierà. Celestini, infatti, non aveva specificato quale fosse il segnale per capire quando i conti dovevano considerarsi in pareggio. Ci piace pensare, però, che lo sappia il Crus, che con il Don Fabio elvetico ci ha lavorato diverso tempo: e chissà che anche a lui non siano venute in mente, in queste ore, le parole del suo capo allenatore di qualche tempo fa.
Il calcio dà, il calcio toglie. A Mattia Bottani, nel 2016, il calcio diede: la partita che probabilmente decise la stagione e la salvezza dei bianconeri fu quella del Letzigrund, a maggio, contro lo Zurigo, rivale in quella lotta serrata per non retrocedere, con il Figlio della città che segnò una doppietta, in zona Cesarini. Alla fine, l'incontro terminò 0-4. Sempre lui, nella partita decisiva, l'ultima con il San Gallo, a Cornaredo, segnò (su rigore) la seconda rete dell'incontro, che sancì la salvezza dei ticinesi e la retrocessione dei tigurini, che sarebbero stati gli avversari nella finale di Coppa, pochi giorni dopo. E in quell'occasione, a sbagliare dagli undici metri, sullo 0-0, fu proprio lui. A sbagliare intervento, nell'azione della rete decisiva dei biancoblù, fu Mirko Salvi che pure, con le sue parate (in particolare quella sul calcio di rigore di Sadiku a Vaduz) aveva contribuito a quella storica salvezza. Perché il calcio dà, e il calcio toglie. Ma siamo convinti che a Mattia debba ancora qualcosa, in questa competizione, e in un'annata che, per lui, sarà da incorniciare, per quanto fatto vedere sinora.
Il calcio dà, il calcio toglie. A Mattia Croci Torti il calcio sta dando, proporzionalmente a quanto sta regalando. Noi ce lo ricordiamo, il giorno del raduno, a inizio stagione. L'aria era pesante, non serve neppure rievocare perché. Ma lui era là, con l'inseparabile cappellino, sorridente a guidare l'allenamento, in assenza di un allenatore titolare, che non si sapeva se e quando sarebbe arrivato. A rassicurare i suoi ragazzi, a ricordare che loro erano il Lugano e, finché ci fossero stati loro, ci sarebbe stato anche il Lugano. Lì, probabilmente, il gruppo strinse quel patto di ferro che si scioglierà, per qualcuno, a fine stagione, per la scadenza di alcuni contratti, ma che continuerà a riguardare chi resta e chi arriverà. Però, prima , il calcio gli aveva tolto, come quando, per un certo periodo, lui e il Lugano presero strade differenti.
Il calcio dà, il calcio toglie. Jonathan Sabbatini, nel 2016, a Vaduz, ci fece spaventare dopo uno scontro di gioco. Rimase esanime, lo stadio ammutolito, l'elicottero della Rega che atterrava dietro la tribuna. Si riprese in tempo per la finale di Coppa, ma non era il Sabbatini che conoscevamo, e fu sostituito da Zeman nella ripresa. Abbiamo però un ricordo chiaro di quella partita: certo, c'era delusione. Ma nessuno, dal presidente Renzetti al tifoso bianconero rincasato per ultimo, avrebbe fatto cambio con uno dello Zurigo, quel giorno. Certo, c'era un po' di rammarico per l'occasione persa di giocare in Europa. Quella sera nessuno lo avrebbe immaginato: ma l'anno dopo, al termine di un girone di ritorno esaltante, arrivò anche quel traguardo. Però, forse, a Sabbatini il calcio e, soprattutto, la Coppa svizzera, deve dare ancora qualcosa.
Il calcio dà, il calcio toglie. A Peter Zeidler il calcio ha tolto una finale di Coppa svizzera, nel 2017, che si era guadagnato sul campo, per via di un esonero. Resta l'unica finale di Coppa svizzera sinora persa dal Sion nella sua storia:  quella volta, il calcio tolse anche a Constantin. Forse perché è permaloso, e non gli piacciono i licenziamenti. Nel 2020, il tecnico tedesco, poco prima dell'arrivo in Europa del Coronavirus, stava lottando per vincere il campionato. L'ultima partita dei biancoverdi prima dello stop fu lo scontro diretto, in Ostschweiz, con lo Young Boys, che si chiuse con un pirotecnico 3-3, deciso in pieno recupero, con un calcio di rigore per gli ospiti oggetto, anche nei giorni successivi, di polemiche infinite. Poi arrivò il virus, e si smise di parlare di calcio. E, alla ripresa, il tocco magico ormai si era perso. Lo scorso anno, il San Gallo arrivò in finale di Coppa, con il Lucerna, in uno stadio vuoto per le restrizioni dovute alla pandemia. Vinsero, come ricordiamo, gli svizzero centrali: ma, quel giorno, Zeidler e i suoi decisero che ci avrebbero riprovato, per regalare ai propri tifosi l'emozione di godersi la finale in uno stadio pieno, e così è stato.  
Il calcio dà, il calcio toglie: non sappiamo se Zeidler possa considerarsi a credito. Però, ci sia consentito augurarci che il calcio, se gli deve qualcosa, lo faccia magari più avanti: magari con una panchina di prima fascia, come auspicato, alcuni giorni fa, da Kubilay Türkyilmaz, sul Blick. 
(Mattia Bottani e Jonathan Sabbatini, nella foto Putzu)