CALCIO
Karl, Crus e quel pranzo portafortuna...
Parla René Morf, che vinse la Coppa nella finale contro il Grasshopper nel 1993
Pubblicato il 11.05.2022 10:42
di L.S.
“Perdere una finale è la cosa peggiore che ti possa capitare”. Parole di capitano, di chi ha scritto pagine indelebile del FC Lugano.
René Morf sa cosa vuol dire giocare una finale di Coppa Svizzera: nel 1992 era in panchina quando i bianconeri persero contro il Lucerna, mentre nel 1993 la vinse da protagonista.
Insomma, con te in campo si vince…
“Buon inizio di intervista per mettere a proprio agio l’interlocutore, vero”?
Morf ride e ricorda con piacere e un inevitabile pizzico di nostalgia i tempi passati.
Sono trascorsi 29 anni dall’ultima coppa vinta, sarebbe ora di tornare alla vittoria.
“Sarebbe bello per tutti, per quei giocatori che sono lì da tempo e che se la meritano e per quei tifosi che andranno in massa a sostenere la squadra. Portare a casa il trofeo sarebbe una bella spinta per i prossimi anni e un gran bell’inizio per la nuova società”.
Già, la nuova società. René ci tiene a ringraziarla.
“Li ringrazio per il bel gesto che hanno fatto, invitando tutta la squadra che ha vinto la Coppa a vedere la partita di domenica. È bello sentirsi tenuti in considerazione e credo che sia importante valorizzare il trascorso del club. Sarà bellissimo rivedere i vecchi compagni e far riaffiorare alcuni aneddoti”.
Tornando alla Coppa del 1992, Morf ricorda ancora quella sconfitta.

“Eravamo andati in ritiro nell’Oberland bernese. Era qualcosa che non si faceva solitamente, stravolgemmo le nostre abitudini e con il senno di poi forse non fu una scelta azzeccata. Capìi durante quei giorni che probabilmente non avrei giocato. Restare in panchina in una partita del genere non è mai facile ma accettai serenamente la decisione di Engel”.
L’anno dopo però giocasti titolare.
“Sì, fu un giorno indimenticabile. Avevamo di fronte il Grasshopper, una squadra fortissima, ma noi avevamo voglia di vendicare la sconfitta dell’anno precedente. Ricordo con enorme piacere la gioia dei tifosi che ci avevano spinto durante tutta la partita e poi la festa al ritorno a Lugano. Poter condividere con loro il trofeo e vedere la gente felice, è stata la cosa più bella”.
Karl Engel e Mattia Croci-Torti: due allenatori che a prima vista si assomigliano.
“È vero, ci sono delle similitudini soprattutto nel comportamento a bordocampo, durante le partite. Ma Karl aveva un carattere più introverso, mentre il Crus è decisamente più loquace, anche con voi della stampa. Da noi c’era Massardo che ogni tanto doveva calmare Karl, non so se Cao Ortelli fa la stessa cosa con Mattia…”.
Per Mattia potrebbe essere una svolta della sua carriera questa finale.
“Vincere è sempre importante, ma io direi che è tutto il lavoro che ha fatto finora l’allenatore del Lugano che va elogiato. Credo che sia la persona giusta al posto giusto. Sapevo che era molto preparato, però questi risultati hanno sorpreso un po’ tutti. Poi è chiaro che la sua carriera è appena iniziata e dovrà dimostrare anche in futuro le sue capacità. Non è detto che uno fa bene in un posto sappia poi ripetersi in un altro contesto”.
Il Crus ha detto che prima delle partite di Coppa dovete sempre fare un pranzo assieme. Lo avete fatto anche stavolta?
“Sì, certo. Avevamo iniziato prima dei quarti di finale, quando dovevano giocare contro il Thun. Ci siamo sentiti casualmente, per qualcosa che non aveva nulla a che fare con il calcio e poi abbiamo deciso di vederci per un pranzo. La cosa ha portato fortuna e siamo andati avanti fino alla finale. Speriamo porti bene anche stavolta”.