CALCIO
Una maglia è per tutta la vita
Il confine tra vittoria e sconfitta è sottilissimo, ma un trofeo ti regala l'eternità
Pubblicato il 15.05.2022 08:34
di L.S.
Manca poco, solo qualche ora e la palla rotolerà al Wankdorf. La lunga attesa è finalmente terminata.
Arrivare a giocarsi una finale è qualcosa di meraviglioso: hai il 50 per cento delle possibilità di vincere un trofeo e tutto il resto della Svizzera è lì, un po’ “rosicante”, ad osservarti.
Tu sei arrivato dove gli altri non sono riusciti. Si sono fermati prima. Per un motivo o per l’altro, loro la partita la guarderanno in televisione.
È in giornate come questa, dove tutti i riflettori ti sono puntati addosso, che non puoi sbagliare.
Si può vincere o perdere, perché lo sport è proprio questo, ma oggi non si può fallire l’approccio. Quello no, sarebbe imperdonabile.
Preparata meticolosamente per settimane, studiata in ogni minimo dettaglio, la partita dev’essere affrontata nel modo giusto. Con attenzione, concentrazione e grande umiltà.
Un errore o un’indecisione possono essere fatali, costare mesi di sforzi, bruciare sogni e speranze, sbarrare tragicamente la strada verso la gloria.
Un gol, una parata o anche un salvataggio sulla linea, possono essere invece il passe-partout per entrare a far parte della storia del Lugano. Del calcio svizzero. Eternamente.
È lungo quel sottilissimo filo tra sconfitta e vittoria che si decidono i destini di giocatori e squadre. Di chi stasera sarà in piazza a festeggiare fino a notte fonda e chi invece sarà sul divano di casa a rimuginare su una sconfitta che si porterà dietro per tutta la vita.
Lo sport è bastardo, perché vuol sempre un vincitore, e di riflesso, uno sconfitto. Uno triste, che piange disperato, che sdraiato là su quel campo, non vorrebbe più rialzarsi.
E poi ci sono i tifosi, quelli che stamattina hanno preso il treno, con indosso la maglia del Lugano, al canto “riportiamola in Ticino”. Loro hanno voglia di vivere una giornata di festa, hanno sete di emozioni, di poter cantare a tutti che finalmente è giunto il loro momento. Dopo quasi 30 anni dall’ultima volta.
Anche se molti sono stati tacciati di essere “occasionali”, se la meriterebbero questa Coppa.
Perché amare e soffrire per un club non vuol dire essere per forza sempre presente allo stadio. Certo, andarci con più frequenza sarebbe meglio, ma non ci possono e non ci devono essere tifosi di serie A e tifosi di serie B.
Chi ama una squadra, la ama per sempre. Che vinca la Champions League o che vada in serie B.
Perché la maglia è come una seconda pelle, che magari rimane lì per tempo chiusa nell’armadio, ma che al solo vederla ci fa riaffiorare ricordi ed emozioni. Quasi sempre meravigliosi e carichi di nostalgia.
Stasera, in caso di vittoria, sarà bello vedere la piazza piena, i tifosi scatenati e i giocatori osannati. Sono immagini che restano per sempre. Fotografie di gioia.
Nel caso di sconfitta, la maglia verrà rimessa con dolore nell’armadio, nell’attesa di un’altra occasione. Non si sa quando, non si sa come. Ma un’altra occasione ci sarà. E la maglia sarà sempre lì ad aspettare. Perché lei, non tradisce mai.