A questo giro, non daremo disamine tattiche della partita: non avremmo
nulla da aggiungere a ciò che è già stato scritto, del resto. Peter Zeidler, a
fine partita, ci ha detto che, nei prossimi giorni, cercherà di capire cosa non
ha funzionato, e che il Lugano ha meritato di vincere. Vero che ha trovato il
gol su una palla ferma, con un colpo di testa: il punto debole dei suoi
avversari. E che, però, di traversoni pericolosi in area bianconera ne sono
arrivati pochini. Così come lo è altrettanto che, per segnare su palla ferma,
ha dovuto avanzare, nell’occasione, il centrale difensivo, l’unico in grado,
per prestanza fisica, d’impensierire i bianconeri. Non è sicuramente la chiave
tattica dell’incontro, ma è un particolare, sul quale forse il tecnico tedesco
ragionerà. Certo, ieri il Lugano è stato superiore. Onore comunque a lui, che
si è trovato a giocare questa partita per il secondo anno consecutivo.
Parleremo così di ciò che ci ha colpito di più, nella finale, del grande
patrimonio che ci lascia, e che non deve andare disperso: le famiglie e,
soprattutto, i bambini. Ne abbiamo visti tantissimi ieri: di tutte le età,
maschi e femmine, tutti con la casacca della squadra, con una bandiera, con la
maglietta commemorativa. Intere famiglie, sorridenti, in viaggio sui treni
speciali, in una giornata magnifica per la meteo, nella quale non abbiamo avuto
notizie d’incidenti tra tifosi. Inevitabile pensare al Crus che ci raccontava,
tempo fa in sala stampa, di come spiegava alla figlia più piccola i meccanismi
di campionato e Coppa. Quelle parole, forse, hanno fatto immedesimare tanti,
tramettendo il messaggio che il calcio è dei più piccoli, quelli che sognano:
come la figlia del Crus che sognava il papà che vinceva la Coppa. Ecco, noi
vogliamo proprio sottolineare questo: i bambini, il nostro futuro e quello
dello sport. Un patrimonio da preservare. Ci piace pensare che gli addetti al
marketing, e non solo, ieri abbiano visto e riflettuto: i bambini, le famiglie
considerano ancora lo stadio come un’opzione per passare una domenica assieme,
alternativa alla gita fuori porta. Vale la pena, in futuro, di attivare
qualcosa che invogli queste persone a farlo ancora. Il FC Lugano, nelle ultime
stagioni, qualcosa ha già fatto in tal senso, e pensiamo che si debba proseguire
su questa strada.
I bambini, dunque. Non potevano uscire tutti contenti, ieri: il regolamento
stabiliva che ci potesse essere una sola squadra a vincere. Ed ecco la magia
del calcio, quella di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi: c’è sempre un
domani. E questo è il messaggio che la giornata di ieri deve lasciare ai
ragazzi usciti con gli occhi e il cuore riempiti dai colori, dai cori, dalle
coreografie, dai festeggiamenti in campo, dalle lacrime degli sconfitti. Perché
la certezza, per tutti gli atleti, era di ritrovarsi, qualche giorno dopo, al
campo di allenamento, per riprendere il lavoro: nello sport c’è sempre un dopo,
come deve esserci nella vita. E anche la sconfitta non è la fine di tutto, ma
il primo mattone della vittoria futura.
Ecco, se fossimo nei capi dicastero competenti, con i lavori del PSE agli
inizi, noi faremmo fare alla Coppa il giro delle scuole del territorio. Non per
fare l’esaltazione della vittoria, ma per veicolare un altro messaggio. Assieme
alla Coppa dovrà esserci una maglia commemorativa del 2016 (ne abbiamo viste
più di una, ieri a Berna), assieme alle foto della squadra che ringraziava i
tifosi a Zurigo, con quelle della festa di ieri. Perché il 29 maggio 2016 si è
messo il primo mattone del 15 maggio 2022. Bottani quel giorno sbagliò un
rigore sullo 0-0, ieri ha segnato il gol che ha spezzato ogni velleità di
rimonta agli avversari: il messaggio più bello che il calcio possa dare a un
giovane. Il credere che ci sia un domani dopo una sconfitta, e che si arrivi a
una vittoria col lavoro quotidiano. Ieri, il gol del numero 10 è venuto su
cross di Lavanchy, che per giorni e giorni rimaneva, al termine
dell’allenamento, a provare e riprovare questo gesto tecnico, per migliorarlo,
assieme a Guerrero. Oggi il primo ha vinto la Coppa svizzera, il secondo il
campionato a Zurigo. Vittorie frutto anche di quel lavoro supplementare. La
Coppa, se usata bene, può dare ai ragazzi e ai bambini un messaggio bellissimo,
e farli avvicinare al calcio e allo sport in generale. Ce n’è bisogno. E, a
tutti loro, bisognerà riferire le parole con le quali Peter Zeidler, dopo i
complimenti ai vincitori, ha chiuso la conferenza stampa ieri: “Abbiamo
perso, ma siamo venuti qua per la seconda volta in due anni, in questa che non
è una partita a inviti, ma una finale dove tutti vorrebbero esserci, e dove
gioca chi ha vinto le partite precedenti. E ci siamo venuti noi, e non altri,
che pure hanno una grande storia, e che avrebbero tanto voluto esserci. E
faremo di tutto per ritornare, con i nostri tifosi.” Il domani. Nel calcio
e nella vita. Quei bambini sono il nostro domani: non sprechiamolo. E diamo
loro un messaggio positivo sull’importanza della squadra, dell’aiuto tra
compagni, del lavoro e dell’allenamento come strumento di miglioramento
individuale e per il raggiungimento del risultato di tutto il gruppo. Retorica?
Può darsi. Ma i bambini vogliono sognare. E, allora, diamo loro gli strumenti
per realizzare il sogno.
(Mijat Maric e Reto Ziegler, nella foto di Graziano Chiodero)